Attivisti giapponesi vogliono raggiungere le Senkaku

Dopo i cinesi, è il turno dei giapponesi andare a manifestare sulle isole contese, anche se il governo di Tokyo ha già negato il permesso di sbarco

La controversia internazionale tra Giappone, Cina e Taiwan per il controllo di un piccolo arcipelago nel Mar Cinese Orientale sta continuando a causa di nuove azioni dimostrative, dopo l’episodio che aveva portato all’arresto e alla successiva espulsione di alcuni attivisti cinesi nei giorni scorsi.

Questa volta a prendere l’iniziativa è stato un gruppo di giapponesi. Una flottiglia di venti barche è partita oggi dal Giappone diretta alle isole Senkaku (Diaoyu in cinese), dove è previsto l’arrivo per domani. Le isole sono disabitate e la loro sovranità è rivendicata da Cina, Giappone e Taiwan, anche se il controllo è da molti decenni del Giappone.

A bordo delle navi ci sono circa 150 attivisti e politici giapponesi, tra cui otto parlamentari, che hanno intenzione di tenere una commemorazione dall’alto valore simbolico e di provocazione, ricordando i caduti giapponesi in Cina durante la Seconda Guerra Mondiale: il governo giapponese ha proibito ai manifestanti di sbarcare sulle isole, mentre il governo cinese ha avvertito che considererà la manifestazione una violazione della sua sovranità territoriale.

Un incidente simile si era già verificato mercoledì scorso quando un gruppo di 14 attivisti, questa volta cinesi, aveva raggiunto le isole partendo da Hong Kong ed era sbarcato su una di queste, rivendicandone l’appartenenza alla Cina. I dimostranti sono stati arrestati dalla polizia giapponese e liberati poco dopo. Secondo i cinesi le isole facevano parte dell’impero cinese da tempo immemorabile, mentre il Giappone le rivendicata in quanto sono state occupate intorno al 1890.

Foto: YOSHIKAZU TSUNO/AFP/GettyImages

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