Nelle prigioni degli Stati Uniti capita che molti detenuti ottengano di nascosto telefoni cellulari per comunicare con l’esterno: a volte li usano semplicemente per mantenere i contatti con i propri familiari, spesso però li utilizzano per organizzare le attività criminali dall’interno del carcere. I direttori di alcuni penitenziari hanno deciso di far schermare le celle e ora una nuova proposta di legge, presentata nella Carolina del Sud, potrebbe rendere illegale la pratica dell’aggiornamento dei profili di Facebook dal carcere tramite telefono cellulare.
La proposta è stata presentata dal deputato democratico Wendell Gilliard, convinto che grazie al nuovo divieto potrebbero diminuire i casi di carcerati che gestiscono attività criminali durante la prigionia o che inviano minacce alle vittime che li hanno fatti arrestare e condannare. La nuova norma farebbe aumentare automaticamente di trenta giorni la pena detentiva per chi utilizza i social network attraverso i cellulari, che nelle carceri sono vietati. La legge propone anche di istituire un divieto per la pubblicazione di pagine a sostegno dei detenuti da parte di altre persone. Questo passaggio della proposta, dicono gli esperti, difficilmente sarà applicato perché è in contrasto con il diritto alla libertà di parola garantito dalle leggi statunitensi.
«Sappiamo che i criminali dietro le sbarre usano questi strumenti come metodo di intimidazione. Le vite delle persone sono in pericolo. Inviano messaggi in codice attraverso i social network. Come possiamo starcene qui senza fare nulla?» ha spiegato Gilliard alla Associated Press.
Ai detenuti è concesso di scambiare la corrispondenza con le persone al di fuori del carcere, ma i loro messaggi di posta vengono controllati a campione per evitare che organizzino altri crimini dalla prigione. Nei penitenziari federali le regole sono spesso più restrittive, specialmente sulla corrispondenza tramite posta elettronica. I destinatari dei messaggi, per esempio, devono dare anticipatamente il loro consenso e dichiarare di essere interessati a scambiarsi messaggi con il detenuto che li vuole contattare.
L’utilizzo di telefoni cellulari e smartphone, introdotti illegalmente nelle prigioni, ha reso più difficile il controllo della corrispondenza dei detenuti. In alcuni casi l’utilizzo dei social network è palese: ci sono aggiornamenti di stato, messaggi sulle bacheche e commenti sui profili degli altri che testimoniano l’utilizzo non consentito dei cellulari. In altri casi, invece, la pratica è meno evidente e chi aggiorna i social network usa nomi fasulli e messaggi in codice per non essere identificato.
La proposta di Gilliard ha raccolto molti consensi nella Carolina del Sud ed è sostenuta anche dal presidente della Camera dello Stato, un repubblicano. Nonostante il sostegno di molti deputati, non è ancora chiaro se la legge avrà i numeri per essere approvata. Proposte di legge simili, ma tese a rendere più difficile l’uso dei cellulari in carcere, sono naufragate nel corso degli ultimi anni a causa della loro incompatibilità con la Costituzione.
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