©Lapresse cronaca 22/11/2008 firenze inaugurazione della mostra "L'amore, l'arte e la grazia-raffaello:la madonna del cardellino restaurata. alla presenza del ministro bondi sandro Nella Foto: ministro bondi sandro

La mozione di sfiducia a Bondi si discute lunedì

Non è un voto di fiducia sul governo, ma quasi: e l'opposizione rischia di perdere di nuovo

Lunedì alle 12 si vota la mozione di sfiducia presentata da PD e IdV nei confronti di Sandro Bondi, ministro dei Beni e delle Attività Culturali: una mozione presentata e calendarizzata l’anno scorso, poi rinviata e quindi nuovamente calendarizzata.

Il Partito Democratico e l’Italia dei Valori hanno presentato la mozione di sfiducia e quindi certamente la voteranno. Nelle scorse settimane ci sono state delle incertezze riguardo l’atteggiamento del cosiddetto Terzo polo, che ieri ha sciolto le riserve e resa nota la sua posizione. Nel corso di una conferenza stampa, infatti, Rutelli, Buttiglione e Granata hanno detto di essere pronti a cambiare atteggiamento se il ministro Bondi accetterà cinque proposte operative:

– la deroga per l’assunzione del personale idoneo all’ultimo concorso dei Beni Culturali;
– la proroga al tax credit per il cinema;
– il reintegro di 200 milioni per il Fondo Unico per lo Spettacolo;
– l’eliminazione dei limiti di spesa per le mostre e le sponsorizzazioni degli enti locali;
– il ripristino dei fondi per il ministero, circa 300 milioni.

Se Bondi accetterà di sposare queste proposte, dicono, il Terzo polo non voterebbe la sfiducia. Se invece questo dovesse rifiutare, ha detto Rutelli, la sfiducia sarebbe un «atto politico» volto a «prendere atto del coma irreversibile della cultura italiana».

Il PdL non ha preso benissimo la decisione del Terzo polo, come racconta oggi Monica Guerzoni sul Corriere della Sera. Giovanardi ha detto che si tratta di «una mascalzonata», Gelmini addirittura «persecuzione inaccettabile», Cicchitto dice che è un «atto di inciviltà politica e istituzionale». Quello che c’è rimasto peggio però è certamente lo stesso Bondi, del quale si è molto discussa la partecipazione emotiva e sentimentale a questo dibattito sul suo conto. Il ministro ha detto che la sfiducia nei suoi confronti aprirebbe «una seria questione di ordine pubblico e istituzionale» e ha fatto notare che alcune delle richieste che gli sono state rivolte hanno a che fare con decisioni che non appartengono al suo ministero bensì al ministero dell’Economia.

Detto questo, ieri la Reuters rilanciava quanto sostenuto da una non meglio specificata “fonte parlamentare” riguardo la possibilità di un nuovo rinvio del voto di sfiducia. Dal 24 al 28 gennaio, infatti, si terrà una sessione del Consiglio d’Europa alla quale parteciperanno molti deputati, assenti dall’aula perché in missione e quindi giustificati. Per questa ragione la conferenza dei capigruppo potrebbe decidere di rinviare ulteriormente il voto di sfiducia nei confronti del ministro Bondi.

Se si dovesse votare, invece, sarà probabilmente determinante il contributo del nuovo gruppo appena formatosi alla Camera, quel gruppo di Iniziativa Responsabile che raccoglie tutti i transfughi e gli indecisi cronici che il 14 dicembre hanno votato la fiducia al governo ma che fino a questo momento – tra chi entra e chi esce e chi rientra – non ha mostrato grande solidità. Per questa ragione il voto su Bondi è importante anche per la sopravvivenza del governo in toto, che attraversa una fase di grande incertezza per le vicende giudiziarie di Berlusconi e che il 14 dicembre ha ottenuto la fiducia di una maggioranza relativa ma non della maggioranza assoluta dell’aula: il gruppone di Iniziativa Responsabile secondo il premier doveva essere la soluzione ai problemi di stabilità della maggioranza, ora tocca metterla alla prova.

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