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  • Sabato 30 marzo 2024

Le complicate operazioni per liberare il porto di Baltimora

Per recuperare i resti del ponte, rimorchiare la nave e ripristinare le attività è stata mobilitata la più grande gru operativa della zona, ma ci vorrà molto tempo

Chiatte dotate di gru vicino a una porzione di ponte collassato
(AP Photo/ Mark Schiefelbein)
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Il traffico navale in entrata e in uscita dal porto di Baltimora, nel nord-est degli Stati Uniti, è sospeso a causa del disastro provocato dalla nave portacontainer Dali, che nella notte tra lunedì e martedì aveva colpito un pilone del ponte Francis Scott Key, facendolo collassare. La chiusura del porto sta già causando problemi significativi per l’economia locale, ma per permetterne la riapertura bisognerà prima recuperare e spostare altrove migliaia e migliaia di tonnellate di acciaio.

Le operazioni per rimuovere quello che resta del ponte dalla baia e liberare la nave sono già cominciate, ma il governatore del Maryland, Wes Moore, ha detto che «fanno paura e sono complicate».

La Dali, che batte bandiera di Singapore, era salpata dal porto di Baltimora a mezzanotte e 44 minuti di martedì, e all’1:27 era andata a sbattere contro il ponte sopra la foce del fiume Patapsco, forse per un’avaria. Poco prima dell’incidente, l’equipaggio aveva inviato un avviso di emergenza dicendo di aver perso il controllo della nave: questo aveva permesso alle autorità di deviare il traffico su altre strade e di sgomberare quasi del tutto il ponte, dove comunque si trovava una squadra di otto operai. Due erano stati soccorsi, mentre altri due sono stati trovati morti, intrappolati in un furgone caduto in acqua a causa dell’incidente. Quattro sono ancora dispersi. Tutti erano immigrati dal Messico o da paesi dell’America Centrale.

Adesso «la pressione per sgomberare il canale è immensa», ha detto al New York Times Kevin DeGood, direttore del ramo legato alle politiche sulle infrastrutture del think tank Center for American Progress. Pur non essendo uno dei più grandi o trafficati degli Stati Uniti, il porto di Baltimora infatti è specializzato nel trasporto di alcune merci specifiche, come le automobili e i trattori, e una sua chiusura prolungata potrebbe avere conseguenze anche nel resto del paese.

La nave portacontainer Dali bloccata dai resti del Francis Scott Key Bridge

La nave portacontainer Dali bloccata dai resti del Francis Scott Key Bridge (Maryland National Guard via AP)

Per togliere i resti del ponte, che stanno bloccando anche la nave, è stata mobilitata quella che i media descrivono come la più grande gru operativa nella parte orientale degli Stati Uniti, che è lunga 58 metri e può sollevare fino a mille tonnellate. La gru è stata portata nell’area giovedì sera, dove ce ne sono già altre e se ne attendono ancora, e probabilmente comincerà a raccogliere pezzi di ponte da sabato mattina, ha detto Carmen Carver, una portavoce della Guardia costiera statunitense.

Le operazioni sono gestite dal corpo degli ingegneri dell’esercito degli Stati Uniti, affiancato da specialisti della marina e da oltre mille ingegneri, che dovranno valutare come smembrare quello che resta del ponte in pezzi più piccoli per poterli sollevare con le gru e trasportarli altrove con delle chiatte. Tutto ciò dovrà essere fatto con la massima attenzione, anche per evitare che i materiali pericolosi trasportati nei container della Dali possano riversarsi nel fiume.

«La Dali è lunga quasi quanto la Tour Eiffel ed è ricoperta dai detriti del Key Bridge», ha detto Moore in una conferenza stampa giovedì. «Parliamo di 3 o 4mila tonnellate di acciaio appoggiate sopra la nave, quindi abbiamo da fare». Tra gli obiettivi prioritari delle operazioni ci sono quelli di liberare il porto e di ricostruire il ponte, ma soprattutto di trovare i corpi dei quattro operai ancora dispersi, ha detto sempre Moore.

Grosse gru sul fiume Patapsco, vicino al ponte collassato

Due grosse gru sul fiume Patapsco, vicino al ponte collassato (Reuters/ Julia Nikhinson)

Secondo Moore ci vorranno «anni di lavoro» per sostituire il ponte, che era attraversato ogni giorno da 35mila auto e mezzi, ma è ancora più importante far ripartire il porto, dove lavorano circa 15mila persone, al momento ferme: a suo dire potrebbe tornare operativo nell’arco di alcune settimane, sempre che i detriti vengano «rimossi con rapidità». Le indagini sulle cause dell’incidente invece potrebbero richiedere fino a due anni, aveva detto mercoledì Jennifer Homendy, la presidente del National Transportation Safety Board, l’agenzia governativa statunitense che indaga sugli incidenti di questo tipo.

L’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden ha detto che il ponte sarà ricostruito il prima possibile, e interamente a spese del governo federale. Finora il governo degli Stati Uniti ha destinato 60 milioni di dollari (circa 55 milioni di euro) alle operazioni per rimuovere i resti del ponte e iniziare a costruirne uno nuovo. Nel frattempo il parlamento del Maryland sta lavorando per approvare un provvedimento di emergenza per dare assistenza economica ai dipendenti portuali che non stanno lavorando a causa dell’incidente.

– Leggi anche: Le conseguenze economiche del crollo del ponte di Baltimora