• Media
  • Sabato 8 agosto 2015

Il milione di abbonati online del New York Times è una buona notizia per il giornalismo?

Dipende dai punti di vista, soprattutto se non siete il New York Times

Getty Images
Getty Images

Giovedì 6 giugno il New York Times, uno dei più importanti e famosi giornali del mondo, ha annunciato di aver raggiunto un milione di abbonati paganti per la sua versione digitale o una delle sue app per smartphone e tablet. In molti hanno accolto la notizia in modo entusiasta, considerata la gravissima crisi globale dell’industria giornalistica negli ultimi anni: che qualcuno sia riuscito a convincere ben un milione di persone a pagare per le news – obiettivo difficile, per alcuni persino impossibile – è sembrato a molti incoraggiante. Mathew Ingram, uno dei più esperti analisti di giornalismo digitale, ha pubblicato su Fortune un’analisi in cui spiega però che bisognerebbe essere cauti nel trarre conclusioni dai risultati del New York Times, che nel panorama del giornalismo è un caso quasi unico, e che bisogna anche moderare l’entusiasmo: ogni abbonato al New York Times è un lettore che quasi certamente non pagherà per un altro giornale.

«Per come funzionano i contenuti ai tempi di Internet», spiega Ingram, «ogni successo del New York Times nel trovare nuovi abbonati significa che ci sono meno persone che pagheranno per avere notizie da altre fonti. Ogni contenuto compete con ogni altro contenuto per la poca attenzione di un utente». La maggior parte delle persone, dice Ingram, non paga per le notizie che legge online e quelle poche persone che pagano sono con grande probabilità disposte a pagare per un solo giornale. Come ha scritto su Twitter Ben Thompson, altro analista dei media: «Chiunque voglia pagare per le sue news, ovunque nel mondo, sta probabilmente pagando il New York Times». Per come funzionano i giornali e le notizie online, quindi, è improbabile che i risultati del New York Times producano un benefico effetto a cascata per tutti gli altri giornali online. Ma c’è un altro motivo per cui il milione di abbonati non sono necessariamente una buona notizia per tutti, e ha a che fare con l’unicità del New York Times.

Ingram cita uno studio del 2013 del Tow Center for Digital Journalism della Columbia University di New York, in cui per fare un’analisi sullo stato e il futuro dei giornali online gli autori avevano deciso di escludere qualsiasi cosa si potesse imparare dall’andamento del New York Times, spiegando che vista la sua unicità non poteva insegnare nulla sul resto del mondo dei giornali online. In effetti, spiega Ingram, al mondo non ci sono molti altri giornali con la storia, la tradizione di buon giornalismo, la qualità e la diffusione del New York Times: forse solo il Guardian si avvicina per alcuni di questi aspetti. Quindi è fuorviante usarlo come termine di paragone: quello che funziona per il New York Times non funziona per gli altri. Dice Ingram:

Se sei grande con un brand forte e operi su scala globale, nel modo in cui fanno il New York Times o il Guardian, allora probabilmente non avrai problemi. E se sei un piccolo giornale concentrato su una nicchia tematica o geografica, probabilmente non avrai problemi. Ma tra questi due estremi c’è la valle della morte.

Infine, dice Ingram, anche se un milione di abbonati possono sembrare tantissimi, e per molte ragioni lo sono, non sono comunque un numero sufficiente a riportare il New York Times in una posizione di solidità economica simile a quella che aveva solo qualche anno fa, prima del crollo del valore della pubblicità. Fare il New York Times costa 1,4 miliardi di dollari all’anno, gli abbonamenti generano ricavi stimati intorno ai 185 milioni di dollari all’anno: a malapena sufficienti per mantenere la sola redazione del giornale. Questo grafico, inoltre, mostra i ricavi ottenuti dai quotidiani americani grazie alla pubblicità: la linea blu indica la pubblicità venduta per le edizioni cartacee, quella rossa mostra i ricavi complessivi per la pubblicità, quindi aggiungendo anche quelli ottenuti online. Anche con un milione di abbonati per il giornale online, quindi, si generano ricavi pubblicitari molto piccoli rispetto a quelli generati dalla carta.

adrev-600x423

«Anche se gli abbonati al giornale digitale dovessero continuare a crescere di 33.000 per ogni quadrimestre, come hanno fatto recentemente», conclude Ingram, «la società sarebbe ancora in difficoltà per quanto riguarda i ricavi. I paywall sono una diga di sacchi di sabbia, più che qualcosa di veramente solido: e una diga che perde da tutte le parti».