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  • Mercoledì 16 luglio 2014

I Mondiali del 2022 negli Stati Uniti?

In molti chiedono alla FIFA di riconsiderare la scelta di affidare il torneo al Qatar e scegliere un paese "pronto": c'è anche un precedente

17 JUN 1994: AN AERIAL VIEW OF THE ROSE BOWL IN PASADENA, CALIFORNIA DURING THE 1994 WORLD CUP FINAL IN PASADENA, CALIFORNIA. Mandatory Credit: Mike Powell/ALLSPORT
17 JUN 1994: AN AERIAL VIEW OF THE ROSE BOWL IN PASADENA, CALIFORNIA DURING THE 1994 WORLD CUP FINAL IN PASADENA, CALIFORNIA. Mandatory Credit: Mike Powell/ALLSPORT

Nelle ultime settimane in molti hanno chiesto alla FIFA di riconsiderare la decisione di assegnare al Qatar l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2022, citando problemi fra i quali lo scarso rispetto dei diritti umani dei lavoratori coinvolti nella costruzione degli stadi, le complicate condizioni climatiche e le accuse di corruzione rivolte ad alcune persone del comitato organizzatore del Qatar. Negli ultimi tempi è circolata anche l’ipotesi di assegnare invece l’organizzazione dei Mondiali 2022 agli Stati Uniti, soprattutto da quando all’inizio di giugno un giornalista di ESPN, Jorge Ramos, ha scritto in un tweet che «la FIFA ha contattato la federazione calcistica degli Stati Uniti affinché tenga pronto un comitato organizzatore per [i Mondiali del] 2022». Nonostante il presidente della federazione Sam Gulati abbia in seguito smentito di essere stato contattato a riguardo dalla FIFA, l’ipotesi ha continuato a circolare.

L’ipotesi, che sia percorribile o meno, ha una sua plausibilità. Gli Stati Uniti hanno già organizzato un Mondiale nel 1994 – avrebbero quindi moltissime strutture già pronte da utilizzare – e inoltre avevano presentato una candidatura per organizzare i Mondiali del 2022: la loro proposta fu infatti sconfitta da quella del Qatar nel corso della quarta votazione della commissione FIFA che assegna il torneo (la commissione è formata da 22 membri: nel caso nessuna mozione sia sostenuta dalla maggioranza dei voti, 12, si tiene una successiva votazione dopo avere escluso la mozione che ha preso meno voti, finché una di esse non raggiunge la maggioranza). Inoltre esiste un precedente di un Mondiale assegnato e poi, per demeriti del paese organizzatore, tenuto in una nazione diversa che l’aveva già organizzato anni prima.

L’ipotesi legata agli Stati Uniti era già circolata in marzo, quando un rapporto della confederazione sindacale International Trade Union Confederation aveva ipotizzato che entro il 2022 sarebbero morti circa 4000 operai impiegati nella costruzione degli stadi necessari per tenere il torneo (secondo il rapporto, inoltre, ne erano già morti circa 1200). Il 31 maggio il quotidiano inglese Sunday Times pubblicò i risultati di un’inchiesta secondo la quale un alto dirigente della FIFA – Mohamed bin Hammam, originario del Qatar – avrebbe corrotto in vari modi alcuni funzionari dello stesso organo affinché influenzassero i membri della commissione che avrebbe assegnato i Mondiali, in modo che la votazione favorisse il Qatar. Oltre che per i sospetti di corruzione, in questi anni la scelta della FIFA è stata inoltre molto criticata anche perché porterà con ogni probabilità a spostare il torneo dall’estate all’inverno, con conseguenze su tutti i campionati nazionali.

A giugno il vicepresidente della FIFA Jim Boyce aveva detto che nel caso in cui le accuse di corruzione saranno confermate, potrebbe tenersi una nuova votazione per cambiare il paese ospitante dei Mondiali del 2022. La FIFA ha in seguito fatto sapere che fra settembre e ottobre dovrebbe pronunciarsi riguardo la validità dell’assegnazione dei Mondiali del 2022 e del 2018 (assegnati alla Russia).

Molti giornali – in gran parte americani – hanno quindi elencato una serie di ragioni per cui di assegnare l’organizzazione ai Mondiali agli Stati Uniti sarebbe una soluzione di buon senso. Secondo Fox Sports negli Stati Uniti «non esiste scarsità di stadi, trasporti pubblici o alloggio nel paese». Il magazine sportivo SB Nation, invece, riporta che «gli Stati Uniti avrebbero teoricamente un vantaggio rispetto ad altri paesi nel caso di nuovo voto [sull’assegnazione dei Mondiali], per via delle moltissime infrastrutture già esistenti e dei potenziali guadagni: […] la Major League Soccer [la federazione che organizza il maggiore torneo calcistico professionistico] e le università potrebbero fornire i campi da allenamento. Quello del 1994 fu inoltre probabilmente il torneo più di successo dal punto di vista finanziario». Dal punto di vista del pubblico, poi, gli Stati Uniti hanno fatto grandi passi avanti: le partite dei Mondiali di calcio in Brasile sono state viste in tv più delle finali della NBA e delle World Series di baseball.

Recentemente anche il magazine inglese Prospect ha sottolineato gli stessi lati positivi di togliere i Mondiali al Qatar per assegnarli agli Stati Uniti, aggiungendo inoltre che «avrebbe senso organizzare un torneo da 32 squadre in un paese che può fornire le strutture necessarie senza per questo gonfiare il suo debito pubblico», spiegando al contrario che «lo stadio dove l’Inghilterra ha giocato contro l’Italia, a Manaus, dopo sole quattro partite, si aggregherà al club delle “cattedrali nel deserto” che costituisce l’eredità di tornei organizzati in Corea del Sud (2002), Portogallo (2004, gli Europei) e Sudafrica (2010). Queste nazioni, ora, dispongono tutte di strutture enormi ma poco frequentate che fanno perdere soldi per via degli alti costi di manuntenzione, e che hanno impiegato denaro pubblico che chiunque sa che avrebbe potuto essere speso meglio».

Il precedente
Nel 1974 la FIFA decise che i Mondiali del 1986 sarebbero stati organizzati dalla Colombia. Secondo il Telegraph l’assegnazione si dovette in particolare all’allora presidente della Colombia, Misael Pastrana Borrero, che «fece aggressivamente pressione sulla FIFA» per organizzare il torneo e avere così un personale tornaconto politico, cioè «un’opportunità per giustificare enormi spese per la costruzione di grandi opere, inclusi gli stadi necessari». Nel giro di pochi anni però l’economia della Colombia peggiorò notevolmente e la situazione politica divenne piuttosto instabile (c’entrò anche il notevole potere acquisito nel paese dalla M-19, un’organizzazione terroristica di sinistra che nel 1980 tenne prigioniere per due mesi circa sessanta persone, compresi 14 ambasciatori, rapite durante una cena a Bogotà).

Nel 1982, tre anni e mezzo prima dell’inizio del torneo, l’allora presidente del paese Belisario Betancur diffuse un comunicato in cui diceva che «i Mondiali del 1986 non si terranno in Colombia: abbiamo moltissime cose da fare, qui, e non c’è abbastanza tempo per occuparsi delle spese della FIFA e dei suoi membri».

Fu quindi riaperto il bando per l’assegnazione dei Mondiali: parteciparono Brasile, Canada, Messico – che li aveva già organizzati nel 1970 – e Stati Uniti. Anche quella volta gli Stati Uniti arrivarono molto vicini a organizzare i Mondiali: racconta Prospect che le candidature di Messico e Stati Uniti partirono come favorite, ma che prima della decisione un importante membro della federazione calcistica statunitense telefonò al presidente della FIFA João Havelange per dirgli che il suo paese «non era pronto» per ospitare un simile evento. La FIFA assegnò i Mondiali al Messico.

Al momento è improbabile che il Qatar rinunci spontaneamente ad organizzare i Mondiali, come fece la Colombia nel 1982: ancora pochi giorni fa il capo dell’ufficio comunicazione del comitato organizzatore dei Mondiali del 2022 si è detto «sicuro che la Coppa del Mondo si terrà in Qatar».

foto: una veduta aerea dello stadio Rose Bowl a Pasadena, in California, il giorno della finale dei Mondiali del 1994 (17 luglio) (Mike Powell/ALLSPORT)