Io guarderò la gara di Valencia

Tiferò per Valentino Rossi, spero che tutto sia spettacolare. Il resto è davvero cinema di serie Z. [Continua]

Non sono un fanatico di MotoGp, però la guardo, mi piace. Sono tra quelli che domenica si sono svegliati per vedere la gara di Sepang. Be’, per me quel duello è stato spettacolare, bellissimo. Due fenomeni che hanno messo in piedi uno spettacolo straordinario di sorpassi e controsorpassi. È finita come è finita, cioè male. Ma come ha scritto ieri in un un’intervista a Il Giorno il papà di Marco Simoncelli, morto proprio a Sepang il 23 ottobre 2011, “la battaglia tra Vale e Marc è stata uno spettacolo supremo, per più di un giro, tra sorpassi e contro-sorpassi. L’epilogo brutto è un’altra cosa. È un’altra storia”. Dice ancora Paolo Simoncelli: “Io ai miei allievi dico di cogliere il buono, di apprezzare il talento, che fino all’attimo fatale è stato espresso dai contendenti. Il resto è cinema”.
Già il resto è cinema, ma non solo. Ieri nella curva ultras di una squadra di serie A è apparso questo striscione: “Valentino a Valencia senza regole. Tibia e Perone”. Che immagino significhi che Rossi a Valencia debba spaccare tibia e perone a qualcuno. A Marquez o a Lorenzo? O a tutti e due? Dall’altra parte c’è stato l’infantile pollice verso mostrato da Lorenzo sul palco e milioni di idiozie, di qua e di là.

I post che invitano alla vendetta sono decine di migliaia, un paio di giornali (quali è facile da intuire) ne hanno fatto una questione di offesa mortale all’Italia (che poi a ben vedere si tratta di una casa giapponese contro se stessa e contro un’altra casa giapponese). Sulla questione hanno tristemente litigato Facci e Travaglio (sì, sempre loro, ci sono di mezzo giudici e anche lì. Attendiamo intervento di altri).
Un celebre sito ha anche dedicato lunghe righe al fatto che Marc Marquez ha un rapporto stretto con la mamma e che non lo si veda in giro con donne e che quindi, insomma…
Io guarderò la gara di Valencia, tiferò per Valentino Rossi, spero che tutto sia spettacolare. Il resto è davvero cinema di serie Z.

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