Questo abbassa un po’ la possibilità di vedere scene in cui non succede assolutamente niente, lunghissime, ma importanti per l’economia del film (ehi, chi ha detto “riempitivo”?). E abbassa anche la probabilità di trovare film che parlano – indovina un po’ – d’amore, presentato con titoli altisonanti e simbolici, fatti con l’idea che quella sia l’ultima, e definitiva, opera della propria vita.
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