Sabato mattina Repubblica ha pubblicato un articolo che, citando uno studio di una società di consulenza raccontava di come molte piccole università siano in crisi a causa della denatalità dei decenni scorsi, che riduce il numero delle possibili matricole: già «oggi per ogni 19enne ci sono 115 sessantasettenni», e tra vent’anni scenderemo addirittura a «1 giovane su 184 pensionabili.»
(Nota: il link che vedete sopra è alla versione originale dell’articolo salvata su Internet Archive. Se apriste ora Repubblica, trovereste un articolo purgato, senza traccia alcuna di una noticina che affermi che la versione iniziale conteneva un errore. Purtroppo questa è una pessima abitudine condivisa da praticamente tutta la stampa italiana… ma qui si parla di matematica)
Un errore può capitare a tutti. Chi mi legge sa bene quanti errori ci sono stati su questo blog. Ma non è possibile che un giornalista che riprende un articolo – dove viene anche messo un link alla fonte, e chi conosce la stampa italiana sa che è una cosa niente affatto comune – lo accetti acriticamente e non si accorga di un fattore 100 di errore, tra l’altro su numeri relativamente piccoli? Se in Italia siamo 60 milioni, i sessantasettenni saranno esagerando un milione, e quindi i diciannovenni dovrebbero essere diecimila…
Il senso del numero è qualcosa che non è mai stato insegnato a scuola, che io sappia o mi ricordi: sarei lieto di essere smentito al riguardo. Eppure oggi, quando non abbiamo più bisogno di fare i conti a mano perché abbiamo tutti in tasca un telefono con l’app calcolatrice, il senso del numero è fondamentale. Non ha nessun senso digitare numeri e comporre operazioni se non abbiamo nessuna idea di cosa stiamo facendo; anzi, quello che otteniamo è qualcosa di completamente oscuro, che peggiora solo la nostra conoscenza delle cose e ci fa perseverare nella convinzione che i numeri siano una forma di magia nera dalla quale dobbiamo tenerci il più possibile lontani. Evitare gli errori in prima battuta sarebbe sicuramente la cosa migliore da farsi; però già ammettere pubblicamente l’errore contribuirebbe a smitizzare un po’ il mantra della matematica troppo difficile e quindi da non guardare nemmeno. Perché non lo si fa?
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