Non prendete sempre alla lettera i numeri

I numeri fotografano una situazione, ma da un'istantanea non si può ricavare l'andamento nel tempo. E la serie esponenziale è sempre in agguato.

Ieri mi è capitato di vedere su varie bacheche Facebook l’immagine qui in alto a sinistra, che fa un raffronto con i dati di giovedì scorso sulla diffusione in Italia del Covid-19 raffrontati con quelli del 23 marzo, cioè nella fase ascendente della prima ondata della pandemia. (Per la cronaca, non mi ero salvato l’immagine e ho dovuto chiedere aiuto ai miei amici di frenf.it. È bello avere amici sempre sul pezzo). Non so chi sia l’autore originale; so però che tutti quelli che l’hanno riproposta vogliono mostrare come non ci sia poi così tanto da preoccuparsi dal numero di casi positivi riscontrati; rispetto a marzo, oltre ad avere quasi decuplicato il numero di tamponi effettuati, i pazienti in terapia intensiva sono poco più di un decimo, e i ricoverati meno di un quinto.

La loro logica conclusione è che non ha senso ricominciare con il lockdown o anche solo con l’obbligo della mascherina, perché la situazione è tranquillamente gestibile. E come vedete nell’immagine di destra, anche alcuni quotidiani italiani hanno lo stesso approccio. L’immagine è presa dal Giornale e trovata grazie a Emiliano Rubbi Ma possiamo davvero restare relativamente tranquilli?

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