La matematica ha bisogno della fisica?

Negli ultimi cinquant'anni si è verificato un allontanamento tra i matematici e i fisici; sempre più matematici sono convinti di poter fare a meno della fisica, mentre altri ritengono che fare matematica per sé stessa la faccia diventare un esercizio sterile. Cosa c'è di vero in tutto questo?

Se uno va a guardare le biografie dei grandi matematici, scoprirà – magari con stupore – che sono tutti stati dei fisici: da Newton a Eulero, da Gauss a Hilbert a Poincaré. È vero che Archimede più che altro è stato un ingegnere, ma non sottilizziamo: in fin dei conti è passato tanto tempo. Le ultime teorie fisiche, quelle che se ne ha una nuova due volte la settimana, sono matematica pura. Eppure molti esperti di matematica hanno lanciato un grido d’allarme: un numero sempre maggiore di matematici si sta perdendo a sviluppare e studiare teorie che si sono inventati per conto loro, senza nessuna attinenza con il mondo reale. In questo modo la matematica diventa un esercizio sterile e corre il serio rischio di inaridirsi in una masturbazione intellettuale. Morris Kline nel suo Mathematics – The Loss of Certainty esprime molto chiaramente questa posizione. Che succederà alla matematica?

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