(ANSA)

La maturità è una prova. Per i genitori di più

La mattina in cui il primogenito usci dì casa per andare ad affrontare la prova di italiano della sua maturità io stavo facendo la doccia [Contiua]

La mattina in cui il primogenito usci dì casa per andare ad affrontare la prova di italiano della sua maturità io stavo facendo la doccia. Erano le 8,15 e – mi venne in mente – lui avrebbe dovuto essere su banchi del liceo alle 8:30. La scuola non era lontanissima da casa, è vero, ma neppure dietro l’angolo. C’era il mistero di come avrebbe potuto farcela. Ma era lo stesso che avevamo dovuto affrontare per tutti i cinque anni precedenti: “Ma non è che sei in ritardo?” La risposta era sempre stata la stessa: “NO!”. Cosi, mentre mi insapono, decido di non porla. Va bene, siamo alle ultime – penso – son misteri, portiamoli nella tomba.
Mentre mi risciacquo sento la voce del primogenito, un po’ stupita, un po’ risentita, sicuramente rivolta alla madre. Stanno parlando, sono nell’ingresso. La porta è già aperta per via della velocità nell’uscita che adesso è davvero indispensabile. Lui dice: “Ma quindi in casa NON abbiamo un dizionario di italiano?” Lei risponde qualcosa tipo: “Ma adesso? Ma me lo chiedi adesso?” Io penso: “Mi asciugo, lo agguanto e lo riempio di botte. Ma tante. Poi vado in Questura, spiego bene le circostanze, e tra un paio d’ore mi rilasciano con un attestato di civica benemerenza su pergamena intestata”. Esco dal bagno, non faccio in tempo ad acciuffarlo. È già per le scale. Sta dicendo, tra il rabbioso ed il rassegnato: “Fate tanto gli intellettuali e poi non avete neanche un dizionario di italiano”
Il giorno dopo, seconda prova, matematica, la scena si ripete uguale. Ore 8:17: “Ma in casa NON abbiamo neanche una matita rossa?”

Quelle della maturità son prove perché ne esci provato. E niente, è così.

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