Troppe Ave Maria

Il tema che affronta oggi Massimo Franco sul Corriere è vecchio e semplificatorio da una parte, e fondato e decisivo dall’altro. Come molti luoghi comuni, non basta a spiegare tutto ma ha un solido fondamento. E a seconda di quanto … Continua a leggere→

Il tema che affronta oggi Massimo Franco sul Corriere è vecchio e semplificatorio da una parte, e fondato e decisivo dall’altro. Come molti luoghi comuni, non basta a spiegare tutto ma ha un solido fondamento. E a seconda di quanto lo riteniamo solido, siamo spacciati. Aggiungo la consueta autocitazione da Un grande paese:

Quelli che cercano una spiegazione allo scarso attaccamento degli italiani all’Italia e alla convivenza civile e orgogliosa di solito tirano in ballo alcune vicende storiche. La mancanza della Riforma, per esempio. Il nostro essere rimasti un paese cattolico, ospite del Vaticano e del papa, e cattolico nel modo più pigro ed egoista: di quel cattolicesimo fatto di indulgenze e perdoni ideali e che trascura la concretezza delle regole e delle condotte. Quello che le religioni protestanti hanno insegnato in altri paesi in termini di rettitudine, responsabilità, rigore, ruolo della comunità, qua non l’abbiamo visto. Abbiamo amato molto il Signore e poco il nostro prossimo, abbiamo detto molte Ave Maria, e abbiamo rimpiazzato la comunità con la famiglia, con tutto il suo sistema di deroghe e contraddizioni: al punto che «la famiglia» è diventata il modello delle organizzazioni criminali avversarie dello Stato, ovvero della comunità principale.

 


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