Emotional rescue

Non ho seguito molto il dibattito sull’eventualità che Mick Jagger portasse sfiga alle squadre che seguiva ai mondiali: c’era già il polpo Paul e non riesco a star dietro a tutto. Però vedo che oggi il Corriere gli dedica addirittura una menzione finale tra gli sconfitti del mondiale, sancendo che sì, Jagger porta sfiga. E allora ai [...]

Non ho seguito molto il dibattito sull’eventualità che Mick Jagger portasse sfiga alle squadre che seguiva ai mondiali: c’era già il polpo Paul e non riesco a star dietro a tutto.
Però vedo che oggi il Corriere gli dedica addirittura una menzione finale tra gli sconfitti del mondiale, sancendo che sì, Jagger porta sfiga.
E allora ai ragazzi del Corriere e a tutti quanti racconto brevemente un piccolo aneddoto personale da anziano. L’11 luglio 1982, avevo diciassette anni, andai a Torino con mio fratello e mia cugina sedicenni a vedere il concerto dei Rolling Stones allo stadio. Faceva un bel caldo, il concerto fu per noi memorabile e seguiva le tracce di “Still life”, il disco dal vivo pubblicato l’anno prima. Si svolse il pomeriggio e prima dell’ora di cena sciamammo fuori dallo stadio e andammo a prendere un autobus per la stazione. Sull’autobus incontrammo per caso un amico di famiglia torinese che ci invitò a casa sua a vedere la partita. Era la finale dei mondiali. La vinse l’Italia tre a uno, ma è una vecchia storia su cui non vi annoio.


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