La moralità del riscaldamento globale

Mi ero chiesto quattro mesi fa chi sarebbero stati i primi politici italiani a capire che lo scetticismo sul cambiamento climatico può pagare in termini di consenso. Dopo le battute di Berlusconi della settimana scorsa, eccoli qua. La mozione – firmata dai senatori D’Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella e Carrara – prima mette [...]

Mi ero chiesto quattro mesi fa chi sarebbero stati i primi politici italiani a capire che lo scetticismo sul cambiamento climatico può pagare in termini di consenso. Dopo le battute di Berlusconi della settimana scorsa, eccoli qua.

La mozione – firmata dai senatori D’Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella e Carrara – prima mette in discussione “la serietà e la correttezza nella divulgazione dei dati forniti dall’IPCC, nonché la moralità di alcuni suoi principali esponenti”. Poi, mentre la commissione parlamentare inglese conferma l’allarme legato al caos climatico, parla di “tesi catastrofiste basate sui contenuti dei rapporti Onu-Ipcc e di alcuni studiosi inglesi alle quali gli altri governi si sono criticamente accodati condividendo analisi, oggi rivelatesi errate e non sufficientemente supportate dal dato scientifico”. Infine invita a far saltare l’obiettivo europeo al 2020 di una riduzione del 20 per cento dei gas serra, di un aumento del 20 per cento dell’efficienza energetica e di una quota del 20 per cento di energia da fonti rinnovabili richiedendo “l’attivazione in sede di Unione europea della clausola Berlusconi nel senso di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l’accordo del 20-20-20″.


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