Il dizionario dei segni invisibili – D

Di disciplina, che tra tra i vari mezzi per giungere al fine, è quello che trova giustificazione in se stesso

Il dizionario di Emiliano Ponzi – artista e illustratore – è tutto quello che non si vede dietro le immagini che disegna: il suo mondo, i suoi pensieri, le cose che gli hanno fatto scegliere quello che ha scelto. Ogni settimana uscirà un articolo dedicato a una lettera dell’alfabeto: questa è la quarta puntata dedicata alla D, qui ci sono quelle precedenti.

Ascesa, immagine realizzata per La Repubblica. Come nelle società rurali e postindustriali del passato fosse presente la consapevolezza del lavoro quotidiano e, al contempo, un forte desiderio di innalzamento dalla propria condizione.

“D” di disciplina
Tra i vari mezzi per giungere al fine, la disciplina è quello che trova giustificazione in se stesso.
È il gusto per l’atto in sé, nel momento in cui si compie regolare, temperato.
È il lavoro del contadino che innaffia l’orto ogni giorno alla stessa ora per poi godersi pomodori e melanzane, a tempo debito. Non c’è un modo diverso di ottenere il risultato, se non attraverso la disciplina, sorella modesta e austera della cura.
La disciplina per me ha forma circolare con raggi di mezz’ore, è il versatoio dell’innaffiatoio che costringe il flusso dell’acqua in fili docili e aggraziati.
È il frate nella sua cella che crede.
Anche se il suo Signore non l’ha mai visto, crede che la preghiera quotidiana l’avvicini a lui di un passo alla volta.
La disciplina non è una regola, ma passione delicatissima per la regola.
In questo senso è scelta consapevole di esercizio, 3 serie da 10 in piedi e 4 serie da 8 sul tappetino. Non spreca il potenziale, lo incanala, applica la volontà e combatte l’anarchia.
In un mondo sliding doors starei giorno e notte in un bar a bere, fumare e a sentire storie sul passato di queers di ogni genere, li saluterei ogni giorno per nome vedendoli entrare alle 9 del mattino a chiedere un goccio di vodka.
È la mole del treno che sui binari corre veloce e fuori da essi è inerzia pura in un gioco serrato tra il rigore e la forza centrifuga.
È anche dedizione, è certezza del presente e forse previsione del futuro dove solo nel lavorio quotidiano si possono intravedere le vincite delle puntate.
«So make the best of this test and don’t ask why, it’s not a question but a lesson learned in time» cantavano i Green Day.
Ho capito che se applicarsi a qualcosa genera gocce di sudore sulla fronte forse allora non si sbaglia mai.

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