domenica 19 Novembre 2023

Soldi pubblici

La legge di bilancio è il documento che definisce la politica economica del governo e la spesa pubblica dei successivi tre anni; in queste settimane viene discussa in parlamento e potrebbe essere modificata prima della sua approvazione definitiva entro la fine dell’anno. Parte della legge di bilancio riguarda anche il giornalismo e il finanziamento all’informazione. Se ne sta discutendo soprattutto dopo che nella presentazione della legge di bilancio è emerso che non è più previsto il “ Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria” (era stato di 90 milioni nel 2022 e di 140 milioni nel 2023), nonostante nei mesi scorsi il sottosegretario all’editoria Barachini (la persona che nel governo si occupa del rapporto con i giornali) avesse spiegato di volerlo prorogare. Il fondo straordinario distribuiva finanziamenti in parte minore alle edicole che avevano mantenuto come attività principale la vendita dei giornali, e per la maggior parte alle aziende giornalistiche. Quest’ultime ricevevano dei contributi sulla base di tre punti: l’assunzione di giornalisti sotto i 36 anni con competenze nel digitale, gli investimenti nel digitale, il rimborso di alcuni centesimi per ogni copia venduta.

Questa settimana è tornato sul tema il quotidiano economico ItaliaOggi, che riporta il finanziamento previsto nell’attuale legge di bilancio per l’informazione nel 2024: complessivamente dovrebbero essere circa 320 milioni lordi. Si tratta di risorse messe a disposizione dalla presidenza del Consiglio che opera nel settore attraverso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, quello guidato da Barachini. I fondi sono distribuiti in tre diversi modi. Una somma di 36,4 milioni di euro serve a finanziare la collaborazione radio e tv fra Italia e San Marino, e anche per la diffusione di notizie in italiano all’estero. Una seconda parte sono i 48,4 milioni destinati all’acquisto dei servizi delle agenzie di stampa per la pubblica amministrazione: le agenzie forniscono i propri notiziari, per esempio, ai ministeri, al governo e alle sedi delle ambasciate italiane all’estero. Una terza parte sono i 232 milioni che rientrano nel fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Questi 232 milioni sono a loro volta distribuiti per tre fini diversi: 60 servono come aiuto per l’ acquisto della carta per la stampa delle aziende giornalistiche che ne fanno richiesta; 55 vanno alle radio e alle televisioni locali; 111,5 sono diretti ai giornali che si dichiarano senza finalità di lucro o controllati da fondazioni o espressioni di minoranze linguistiche (una piccola parte di questi 111,5 milioni serve anche per i prepensionamenti dei giornalisti e dei poligrafici).

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