Venerdì gli Stati Uniti hanno fatto sapere che impediranno l’ingresso nel paese ad alcuni funzionari governativi di Hong Kong. La decisione è legata soprattutto al fatto che a Hong Kong a metà marzo è stato approvato l’Articolo 23, una nuova legge sulla sicurezza che impone pene durissime per chiunque critichi o metta in dubbio il potere dello stato, e che rafforza una legge preesistente che dal 2020 aveva già avuto l’effetto di paralizzare ogni forma di dissenso contro la Cina.
Fino a poco tempo fa Hong Kong era una città libera e democratica, dove i media non erano censurati e la libertà d’espressione era garantita. Negli ultimi anni però la situazione è molto cambiata a causa del crescente controllo e della crescente repressione del governo centrale cinese. In un comunicato citato da Reuters, il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha detto che, «in risposta» a questa situazione, il dipartimento di Stato statunitense ha deciso di adottare restrizioni contro i funzionari di Hong Kong «responsabili del crescente inasprimento contro i diritti e le libertà». In passato gli Stati Uniti avevano già imposto restrizioni simili per motivazioni analoghe: il comunicato non specifica né quanti né quali saranno i funzionari coinvolti.
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