(AP Photo/Alexander Ermochenko)

Un’indagine dell’Unione europea di radiodiffusione ha rivelato nuovi dettagli sulla “russificazione” forzata delle persone ucraine che vivono nei territori occupati dalla Russia

Una nuova indagine dell’Unione europea di radiodiffusione (EBU), organizzazione giornalistica internazionale, ha aggiunto nuovi dettagli sulle modalità con cui la Russia sta obbligando i residenti ucraini delle zone occupate ad avere documenti d’identità russi, coerentemente coi suoi tentativi di assimilazione forzata della cultura ucraina. La pratica è anche nota come “passaportizzazione” e nei territori occupati va avanti da tempo, in alcuni territori del Donbass anche da prima che iniziasse la guerra attualmente in corso.

Secondo l’indagine di EBU, durata mesi e basata su una serie di interviste con persone ucraine che vivono sotto occupazione russa, gli occupanti russi avrebbero costretto chi vive nelle zone occupate a prendere il passaporto russo, negandogli l’accesso a cure, servizi sanitari, cibo, sussidi, pensioni e libertà di movimento e circolazione all’interno del territorio in caso di rifiuto. Queste pratiche avrebbero riguardato anche persone malate e con patologie che richiedono terapie continuative, come il diabete, o persone che si sarebbero rivolte a ospedali locali per ricevere cure e si sarebbero viste negare l’accesso perché non possedevano documenti d’identità russi.

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