Alcuni manifesti di protesta appesi fuori dall'edificio della banca centrale libanese, che indicano l'ex governatore Riad Salameh come colpevole di aver causato la crisi economica in Libano (Marwan Tahtah/Getty Images)

Il Libano ha bloccato i conti correnti dell’ex governatore della banca centrale accusato di corruzione e riciclaggio

Le autorità libanesi hanno bloccato i fondi dei conti correnti di Riad Salameh, l’ex governatore della banca centrale libanese accusato a livello internazionale di corruzione e riciclaggio di denaro. Il blocco dei conti riguarda anche altre quattro persone accusate di averlo aiutato a dirottare e nascondere fondi all’estero: il fratello Raja Salameh, il figlio Nady Salameh; Anna Kosakova, che secondo le autorità statunitensi sarebbe stata una compagna di Salameh; e la sua assistente alla banca centrale Marianne Hoayek.

L’ex banchiere centrale aveva concluso il suo mandato da governatore il 31 luglio dopo essere stato in carica per trent’anni: le sue politiche sono considerate tra le cause della grave crisi economica che il Libano sta attraversando da tempo ed Salameh è accusato di aver tratto vantaggio dalla situazione per arricchirsi. Da anni ci sono indagini a suo carico in vari paesi europei e a maggio Francia e Germania avevano emesso un mandato d’arresto internazionale, ma il Libano non ha mai concesso l’estradizione. Il 10 agosto gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito hanno emesso congiuntamente sanzioni verso Salameh «le cui azioni corrotte e illegali hanno contribuito al crollo dello stato di diritto in Libano. Salameh ha abusato della sua posizione di potere, probabilmente in violazione della legge libanese, per arricchire se stesso e le persone vicine».

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