Michael Jordan nella gara delle schiacciate all'All-Star Game del 1988 (AP Photo/John Swart)

La memorabile schiacciata di Michael Jordan dal tiro libero

La storia di uno dei gesti atletici più celebri del basket NBA, 35 anni fa all'All-Star Game di Chicago

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Il 7 febbraio di 35 anni fa Chicago ospitava l’All-Star Weekend della NBA, il tradizionale fine settimana di eventi votati allo spettacolo con cui il campionato americano di basket celebra i suoi migliori giocatori. Allora come oggi uno degli appuntamenti previsti, oltre alla “partita delle stelle” tra i migliori giocatori del campionato, era la gara delle schiacciate. Quello che successe quel sabato rimase nella storia del campionato e del basket mondiale: un giovane Michael Jordan, allora 24enne e all’inizio della sua incredibile carriera, fece una schiacciata memorabile, staccando i piedi dalla linea del tiro libero, parecchi metri prima del canestro.

Quella serata, quella schiacciata e le foto che la testimoniarono (finite su poster, magliette e in varie campagne pubblicitarie) contribuirono a rendere Jordan anche il protagonista di un fortunato marketing: Jordan fu infatti una delle prime star dello sport a diventare lui stesso marchio, con le scarpe “Air Jordan”. Nel logo, contrariamente a quanto molti pensano, è riprodotta un’altra schiacciata, realizzata qualche anno prima da Jordan per un servizio fotografico. La famosa linea di abbigliamento e calzature Nike pensata per i giocatori di pallacanestro ancora oggi fattura per l’azienda 2 miliardi di dollari all’anno.

Con quella schiacciata Jordan ottenne il massimo dei voti dalla giuria, vinse per la seconda volta di fila la gara tra i migliori schiacciatori ed esaltò il suo pubblico, i tifosi dei Chicago Bulls, che seguivano l’All-Star Weekend in casa. Quella serata e quelle foto gli valsero il soprannome di «uomo che può volare», come dissero commentatori televisivi, tifosi e slogan degli spot che lo videro protagonista da lì in poi.

Jordan è universalmente riconosciuto come uno dei migliori giocatori della storia del basket e considerato da molti il migliore in assoluto. Nel 1988, quando si tenne quella gara delle schiacciate a Chicago, era al suo quarto anno da professionista. Sin dal suo ingresso in NBA era stato uno dei giocatori più seguiti. Nel 1987 aveva vinto il suo primo titolo di miglior marcatore, nel 1988 fu premiato per la prima volta come miglior giocatore, ma cominciò a vincere coi Bulls solo più tardi, nel 1991. Nella sua carriera arrivò sei volte in finale di NBA, vincendo sei titoli.

Le sue doti atletiche e la grazia estetica con cui le utilizzava lo rendevano particolarmente bello e spettacolare da vedere, oltre che un naturale candidato per le gare delle schiacciate (Slam Dunk Contest), uno degli eventi più amati in quegli anni, sin dalla nascita dell’All-Star Weekend nel 1984. Allora era comune che vi partecipassero i migliori giocatori del campionato, mentre oggi l’evento è seguito con meno interesse, anche perché è sempre più difficile trovare modi per sorprendere il pubblico con una schiacciata.

Quella del 1988 è ricordata come una delle gare più belle di sempre: nei vari turni della competizione i giocatori, e in particolare i due finalisti, mostrarono schiacciate di grande livello, difficoltà e spettacolarità. Dei sette partecipanti iniziali arrivarono in semifinale Otis Smith (Golden State) e Clyde Drexler (Portland), un altro dei migliori giocatori di quell’epoca. In finale insieme a Jordan arrivò Dominique Wilkins degli Atlanta Hawks, che lo aveva battuto nella stessa competizione nel 1985 e che era uno dei giocatori più atletici e spettacolari del campionato: il suo soprannome era un inequivocabile The Human Highlight Film, traducibile come “Generatore umano di grandi azioni”.

Dominique Wilkins nel 2015 sotto la sua statua ad Atlanta. (AP Photo/John Bazemore)

Nei primi due turni a disposizione, Jordan e Wilkins diedero spettacolo. Wilkins prese dalla giuria due volte il massimo dei voti (50), Jordan prese un 50 e un 47. Alla terza e ultima schiacciata di Wilkins, la giuria diede solo 45, un punteggio un po’ basso, che lasciava però a Jordan e al pubblico di casa la possibilità della rimonta.

Jordan allora prese la rincorsa da fondo campo, rendendo subito chiaro quello che avrebbe voluto fare: staccò dalla linea del tiro libero ma mancò la schiacciata. Al secondo tentativo (per ogni turno ne avevano tre in due minuti e mezzo di tempo), ristaccò pochi centimetri oltre la linea, si inarcò in volo e schiacciò, prendendo un 50. Si confermò campione dopo la vittoria del 1987 anche se, raccontano i giocatori dell’epoca dell’NBA, «ancora oggi se incontri Wilkins ti racconta di come gli hanno rubato quella gara».

La schiacciata compiuta staccando dalla linea del tiro libero non fu una sorpresa per il pubblico di Chicago e per gli spettatori televisivi: Jordan l’aveva proposta già nelle due precedenti edizioni della gara a cui aveva partecipato, quella del 1985 e del 1987. Le aveva “chiuse” (come si dice in gergo cestistico per indicare che era riuscito a completarle con successo) entrambe le volte, ma in modo un po’ meno spettacolare.

Il gesto atletico era comunque ragguardevole: se visto in televisione, o su YouTube, può sembrare un salto tutto sommato “fattibile”, ma la linea del tiro libero dista 4,57 metri dal canestro, che è a 3,05 metri da terra. Una passeggiata su un campo da basket regolamentare dà meglio l’idea di quanto l’anello del canestro sia distante dal punto di stacco.

Michael Jordan durante la gara delle schiacciate a Chicago nel 1988 (AP Photo/John Swart)

Staccare da lì è sempre stato un obiettivo per i giocatori più atletici: Jordan iniziò a proporre quella schiacciata agli All-Star Game in omaggio a quelle di Julius Erving, conosciuto come Doctor J, giocatore degli anni Settanta per molti versi precursore della direzione atletica e spettacolare che la NBA avrebbe preso nei decenni successivi.

Non è chiaro quando i giocatori della NBA iniziarono a schiacciare dalla linea del tiro libero (o a provare a farlo). Secondo alcune cronache Wilt Chamberlain, che aveva enormi mezzi fisici e atletici, nei primi anni di carriera (gli anni Sessanta) poteva realizzarla «con grande facilità», tanto da aver valutato l’opzione di tirare così i tiri liberi. Allora infatti non c’era la regola oggi in vigore per cui dopo avere rilasciato la palla durante il gesto del “tiro libero” non si poteva superare con i piedi la stessa linea.

Secondo alcune cronache, fu proprio per evitarlo che prima il campionato universitario e poi la NBA cambiarono le regole, introducendo il divieto di atterrare oltre la linea dopo aver tirato i tiri liberi: le due leghe non hanno mai confermato, anche se i cambi al regolamento arrivarono proprio in quel periodo. In anni più recenti la schiacciata dalla linea del tiro libero è stata riproposta da molti giocatori, anche durante una partita normale di campionato (tra gli altri, anche da LeBron James) e anche con alcune evoluzioni. Durante la gara delle schiacciate dell’All-Star Game del 2016 Zach LaVine, allora giocatore dei Minnesota Timberwolves, la completò aggiungendoci un passaggio del pallone in mezzo alle gambe durante il volo (LaVine staccò in realtà più avanti rispetto a Jordan).

– Leggi anche: Chi portò Michael Jordan alla Nike?

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