(AP Photo/Andrew Medichini)

Il governo ha fatto confusione sulle regole di “autosorveglianza” dei contatti stretti

Il decreto dice una cosa diversa dalla circolare del ministero per quanto riguarda l'obbligo di tampone per chi rimane asintomatico

Il governo ha pubblicato delle norme in apparente contraddizione per fissare le modalità della cosiddetta “autosorveglianza”, cioè la misura precauzionale che da oggi sostituisce la quarantena per chi, da vaccinato col richiamo o con la seconda dose ricevuta entro 4 mesi, ha avuto un contatto stretto con una persona positiva al coronavirus. Nel decreto legge pubblicato giovedì sera, infatti, il governo non ha specificato la durata del periodo di autosorveglianza, stabilendo però che debba finire in ogni caso con l’esito di un tampone negativo obbligatorio. In realtà non dovrebbe essere così, stando a quanto ha detto il ministero della Salute: chi rimane asintomatico nei cinque giorni seguenti al contatto a rischio non dovrà fare nessun tampone.

Una circolare del ministero della Salute, che solitamente spiega nel dettaglio come applicare le regole generali dei decreti, ha infatti fissato a cinque giorni la durata dell’autosorveglianza (elemento che mancava nel decreto), specificando che il tampone serve soltanto per chi accusa sintomi durante questo periodo. Per chi rimane asintomatico, secondo la circolare, l’autosorveglianza finisce insomma dopo cinque giorni senza necessità di tampone negativo.

Da giorni si aspettava maggiore chiarezza sulle nuove regole delle quarantene dopo varie anticipazioni sui giornali e un comunicato stampa diffuso dal governo dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì, in cui peraltro si diceva chiaramente che il tampone negativo serve anche a chi rimane asintomatico durante l’autosorveglianza. La pubblicazione contemporanea del decreto e della circolare però ha aumentato la confusione.

L’autosorveglianza è una misura che ancora deve essere spiegata nel dettaglio. È stata introdotta per eliminare la quarantena per chi ha già ricevuto il richiamo del vaccino o ha fatto la seconda dose (o la prima nel caso del vaccino Johnson&Johnson) meno di 120 giorni prima e prevede l’obbligo di indossare la mascherina FFP2 in ogni contatto con altre persone, per un periodo fissato in dieci giorni dopo il contatto a rischio.

L’autosorveglianza prevede poi di monitorare le proprie condizioni di salute, per fare un tampone rapido o molecolare nel caso in cui compaiano sintomi dopo un contatto a rischio. In quel caso, anche se è negativo, c’è l’obbligo di farne un altro dopo cinque giorni. Non è chiaro però cosa debba fare chi al quinto giorno sia rimasto asintomatico: da decreto dovrebbe fare un tampone (ma non si capisce quando), da circolare invece può uscire dall’autosorveglianza, continuando però a indossare la FFP2 per altri cinque giorni.

Il giornalista Giovanni Rodriquez ha scritto su Twitter di avere avuto conferma personale dal ministro della Salute Roberto Speranza che vale quanto scritto nella circolare, e cioè che non serve un tampone negativo per chi rimane asintomatico nei cinque giorni di autosorveglianza. Ma al momento in teoria il decreto dice un’altra cosa. In attesa di un chiarimento più ufficiale, in teoria tra i due documenti prevarrebbe il decreto. «La norma di legge prevale sulla circolare del ministero della Salute perché quest’ultima è evidentemente contra legem», spiega la giurista Vitalba Azzollini. «Resta il fatto che la comunicazione delle nuove regole da parte del governo sia molto confusa».

Secondo Azzollini, un’altra criticità del nuovo decreto legge è il concetto stesso di autosorveglianza, che sfugge a qualsiasi controllo delle autorità sanitarie. Non è chiaro se si può disporre l’autosorveglianza, chi la può disporre, e quali siano le sanzioni se non si rispettano le regole. Il monitoraggio sulla comparsa dei sintomi, da cui consegue la necessità o meno di fare il tampone, è poi affidato interamente all’interessato. «Nulla è verificabile», dice Azzollini. «Nessuno può essere sanzionato, a meno che l’autosorveglianza non sia segnalata all’azienda sanitaria, ma se l’autosorveglianza deve essere comunicata all’azienda sanitaria non è più autosorveglianza».

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