(<em>Last Christmas</em>)

I film di Natale funzionano sempre

Esistono da oltre un secolo e sono un investimento sicuro, perché in queste settimane sentiamo un'esigenza particolare di trame melense e strade innevate

I generi cinematografici hanno spesso confini labili. Succede anche per il grande sottogenere dei film di Natale: film tendenzialmente non drammatici, pensati per uscire – in streaming, al cinema o in tv – prima o durante le feste natalizie, di solito ambientati in quel periodo, spesso tra addobbi, luci, regali e riunioni familiari.

Passano gli anni, cambiano tempi, gusti, sensibilità e tecnologie, eppure i film di Natale resistono e anzi prosperano: sia i classici, per qualcuno un’abitudine natalizia tanto quanto il panettone o l’albero, sia i nuovi film natalizi. La loro evoluzione si rivela tra l’altro utile per fare, anno dopo anno, una sorta di fotografia di cosa è successo e cosa sta cambiando nella grande industria dei contenuti audiovisivi.

Esiste da tempo un piccolo dibattito su cosa renda un film “un film di Natale”, che considera tutte le forme che possono prendere – da Bruce Willis a Massimo Boldi, da Charles Dickens a Mario Monicelli – e la loro storia che, come quasi tutto nel cinema, ha una delle sue prime tappe in un film di Georges Méliès.

Sono senz’altro di Natale tutti i film con renne, elfi e Babbi Natale e sono evidentemente film natalizi tutti quelli che riprendono o rielaborano storie natalizie come il Canto di Natale. Per certi versi, però, c’è chi considera natalizi anche film come i Gremlins o Die hard, rispettivamente usciti a giugno e luglio: perché sia la commedia con i mostriciattoli noti come mogwai che il film d’azione in cui Bruce Willis deve sgominare una banda di terroristi che vuole distruggere un grattacielo di Los Angeles parlano almeno un po’ del Natale.

Sono film di Natale, fin dal titolo, i cosiddetti “cinepanettoni” (che sono natalizi in un modo tutto loro e tutto italiano, come racconta l’autore e professore irlandese Alan O’Leary nel libro Fenomenologia del cinepanettone). Lo sono molte commedie o commedie romantiche che escono nel periodo natalizio per essere viste da-tutta-la-famiglia, davanti alla tv o nei cinema, in giorni in cui per molti è tradizione andarci. Ci sono film in cui il Natale è anche o soprattutto qualcosa di religioso, altri in cui il cattolicesimo c’entra poco o nulla e altri ancora che parlano di Hanukkah, la festività ebraica che coincide con il periodo delle festività natalizie.

Oltre ad alcuni film di Natale che lo sono solo un po’ e altri che lo sono parecchio – per esempio Santa Claus Conquers the Martians del 1964 – la maggior parte dei film di Natale è piuttosto canonica, caratterizzata da una generale atmosfera di positività e bontà d’animo.

In generale, un film è di Natale se esce e viene visto in quel periodo, se non costa troppo, se la trama non finisce male, se la posta in gioco non è comunque altissima (al massimo c’è da salvare il Natale, quasi mai il mondo), se parla di amore e famiglia, in molti casi senza timore di apparire troppo smielato o stucchevole. Come ha scritto il Wall Street Journal, «i film di Natale sono ambientati in contesti in cui niente arriva mai a un punto davvero critico, in cui urlare non è permesso, in cui i personaggi non possono essere solo drammatici e nel quale le porte non possono essere solo sbattute in faccia».

La storia dei film di Natale iniziò poco dopo l’inizio della storia dei film: nel 1898, con Santa Claus, il primo film con Babbo Natale, descritto come «un film di notevoli ambizioni tecniche e di ottima realizzazione», con dentro quello che è forse il primo caso di “azione parallela” in un film, in cui cioè vengono mostrati due avvenimenti contemporanei.

Nel 1900 arrivò Le rêve de Noël di Méliès, e fece più di un film di Natale il regista statunitense D. W. Griffith. Per gran parte della prima metà del Novecento diversi film consolidarono certi canoni del genere e ne rivoluzionarono altri, fino ai primi capisaldi: Il miracolo della 34ª strada e La vita è meravigliosa, che negli Stati Uniti uscì il 20 dicembre 1946 ed è un film sul Natale e di Natale, seppur senza Babbo Natale. Erano film per il cinema, perlopiù pensati per adulti, spesso con protagonisti famosissimi.

Nei decenni successivi la televisione aprì opportunità (negli Stati Uniti andarono fortissimo gli “special” natalizi) per riproporre certi film ogni Natale, e il cinema continuò a resistere, provando a sfornare ogni anno qualche nuovo film natalizio.

Fu però tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta che i film di Natale ebbero quello che per molti fu il loro periodo migliore. In pochi anni uscirono per esempio S.O.S. Fantasmi, Una poltrona per due, Miracolo nella 34ª strada (il remake) e Mamma, ho perso l’aereo, che con i suoi quasi 500 milioni di dollari di incassi fu tra i film più visti del 1990. Più che il cinema, a decretare il successo – e la permanenza nella memoria e nelle tradizioni di molti – di quei film fu in parte l’arrivo delle videocassette, che presagendo importanti guadagni spinsero chi produceva film a puntare su quel genere, spesso con investimenti che fino a qualche anno prima sarebbero stati impensabili per film di quel tipo.

A questo si aggiunse la moltiplicazione dei canali televisivi e il conseguente aumento dell’offerta: negli Stati Uniti sono famosissimi i film natalizi sdolcinati e senza troppe pretese di canali come Hallmark Channel e Lifetime. A suo modo, spesso con risultati migliori, anche alcuni canali italiani sperimentarono, già prima della pandemia, film per la tv a tema natalizio.

Visto che in ogni discorso su come è cambiato il cinema a un certo punto arriva Netflix, questo è il punto in cui arriva Netflix, che a sua volta ha prima ospitato e poi realizzato film natalizi da offrire nel suo catalogo, seguito poi da altri servizi di streaming. Ancora non c’è stato un film di Natale di Netflix capace di diventare un successo mondiale, di avere attesissimi sequel e di ritagliarsi una nicchia nelle abitudini festive di molti, ma intanto i titoli sono alcune decine, e tutto fa pensare che abbiano il loro pubblico, o che facciano perlomeno parte di quella categoria di film di cui BuzzFeed ha scritto: «che lo vogliate o meno, finirete per vederli».

Sull’onda di un cambiamento già iniziato altrove, Netflix sta inoltre provando a fare film natalizi che pur conservando certe caratteristiche del genere provano a essere più inclusivi, raccontando per esempio coppie gay o famiglie in cui non sono sempre tutti bianchi e cristiani, come l’appena uscito Single per sempre?.

È un’abitudine che i servizi via cavo, come Sky in Italia, dedichino appositi canali alla rotazione continua di film di Natale, da dicembre in poi. Propongono spesso i film natalizi italiani usciti l’anno precedente, e quindi è presumibile che nel 2022 trasmetteranno alcuni di quelli che stanno uscendo ora al cinema: Chi ha incastrato babbo natale, con Alessandro Siani e Diletta Leotta, La befana vien di notte 2 – Le origini (anche i film sulla Befana sono film di Natale) e Io sono Babbo Natale, l’ultimo film con Gigi Proietti (uscito a novembre, a un anno dalla sua morte).

Nella loro grande varietà, i film di Natale continuano insomma prosperare. Perché sono così parte dell’abitudine e dei gusti di una porzione di pubblico che ne servono sempre di nuovi. E anche perché per chi li fa si tratta spesso di investimenti senza grandi costi e senza grossi rischi, per i quali basta ripetere formule narrative ed estetiche già consolidate, di cui molte persone sentono specificamente l’esigenza in quelle settimane a cavallo tra dicembre e gennaio. Formule che il cinema e la televisione riescono forse a proporre meglio di altri media, come spiega il libro Christmas at the Movies.

«Non importa come va l’economia, se c’è stabilità o invece caos, c’è sempre una incredibile voglia di qualcosa di semplice, melenso, poco sofisticato e facile da guardare», disse un paio di anni il professore Robert Thompson, interpellato sulla questione dal New York Times: «e se è impacchettato come qualcosa di natalizio, è ancora meglio».

Intervistato invece da BBC, il critico Brandon Gray, autore del libro I’ll Be Home for Christmas Movies, ha detto, parlando dei film natalizi di Hallmark: «è un periodo magico, in cui la storia conta poco a patto che ci sia qualche albero di Natale e un po’ di neve», un periodo in cui «agli spettatori basta sentirsi bene e in pace per un paio d’ore».

Da qualche anno i film di Natale sono sempre di più: stando ai dati disponibili su IMDb, solo quest’anno, i nuovi film per il cinema e la televisione con la parola “Christmas” nel titolo sono oltre 200, il doppio rispetto al 2016 e quattro volte più rispetto al 2011. Sono così tanti che spesso li si anticipa il più possibile: come ha notato il critico cinematografico Gabriele Niola, talvolta arrivando perfino a «scontrarsi contro Halloween».

Dal momento che per i cinema il periodo di Natale è particolarmente redditizio, ci sono infine i film le cui trame hanno poco o niente a che fare col Natale, ma che – come da tradizione ormai consolidatissima – sfruttano dicembre per massimizzare gli incassi: quest’anno è il caso, tra gli altri, di Spider-Man: No Way Home, Diabolik, West Side Story, Belli Ciao (con Pio e Amedeo, e diretto da Gennaro Nunziante, regista e sceneggiatore dei primi film di Checco Zalone), Me contro te – Persi nel tempo e Matrix Resurrections.

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