(EPA/Orlando Barría)

Haiti non decide da sola

Lo scontro fra tre politici haitiani, iniziato dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, si è concluso con un controverso intervento degli Stati Uniti

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Lunedì Haiti ha annunciato la nomina di un nuovo primo ministro per cercare di risolvere la grave crisi politica iniziata con l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, il 7 luglio scorso. Claude Joseph, attuale capo di governo ad interim che aveva preso il comando di polizia ed esercito dopo l’omicidio di Moïse, verrà sostituito da Ariel Henry, neurochirurgo che era stato nominato primo ministro dal presidente prima dell’attacco, senza però riuscire a insediarsi. La decisione sembra quindi mettere fine a una disputa piuttosto intensa che aveva coinvolto anche il presidente del Senato, Joseph Lambert, ma che difficilmente risolverà i problemi di Haiti, un paese da tempo in profonda crisi.

Uno dei principali problemi di Haiti continua a essere l’assenza di rappresentanti eletti e la debolezza delle istituzioni democratiche. Dei 30 senatori che dovrebbe sedere nel parlamento haitiano, solo 10 sono effettivamente in carica, visto che il mandato degli altri 20 si è concluso da tempo senza che venissero indette nuove elezioni. L’intera Camera dei deputati è vacante. Il capo del Tribunale Supremo, che seguendo le regole della Costituzione avrebbe dovuto succedere a Moïse, è morto di COVID-19 lo scorso giugno e non è stato sostituito.

La mancanza di istituzioni forti ha lasciato spazio allo scontro di potere iniziato dopo l’uccisione di Moïse tra Joseph, Henry e Lambert, che sembra ora essere arrivato a una soluzione con la nomina di Henry. Il problema è che la nomina è avvenuta solo dopo il pesante intervento di alcuni governi stranieri, soprattutto degli Stati Uniti, che da sempre esercitano una enorme influenza sulla politica haitiana.

Ariel Henry (EPA/Haiti Prime Minister Office)

Lambert, presidente del Senato e uno dei 10 rappresentanti eletti del paese, aveva infatti sostenuto di essere l’unico legittimato a guidare il paese a seguito della morte di Moïse: dopo avere ottenuto l’appoggio di otto senatori e di diversi partiti politici, aveva anche annunciato che avrebbe giurato come presidente ad interim. Poi, ha detto lui, era stato però bloccato dalle pressioni dei diplomatici americani: «Ho ricevuto delle chiamate da diplomatici americani ad Haiti. Ho ricevuto anche chiamate da diplomatici del dipartimento di Stato, che mi hanno chiesto di rinviare [il giuramento] così da avere tempo di costruire un consenso più ampio».

Lambert ha accusato il cosiddetto “Core Group” di avere imposto una sua «proposta unilaterale» per il futuro di Haiti. Il “Core Group” è un gruppo di paesi e organizzazioni internazionali istituito nel 2004 dopo un colpo di stato come parte di una missione dell’ONU che aveva lo scopo di stabilizzare Haiti: ne fanno parte tra gli altri le Nazioni Unite, l’Organizzazione degli stati americani, l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Francia, la Spagna, il Canada, la Germania e il Brasile. Secondo diversi osservatori, tra cui Jake Johnston del Center for Economic and Policy Research, think tank di Washington, da allora sarebbe diventato «la quarta branca di fatto del governo di Haiti».

Le pressioni esterne sono state molto criticate nel paese, soprattutto perché la nomina di Henry è stata annunciata mentre gruppi della società civile e partiti politici haitiani stavano discutendo su quale sarebbe stata la miglior forma di governo di transizione che avrebbe dovuto guidare Haiti verso le prossime elezioni: uno dei loro obiettivi – evidentemente non raggiunto – era di escludere dal governo il partito PHTK, quello di Moïse, di Joseph e di Henry. «È come se avessero sostituito la popolazione haitiana. È rivoltante», ha detto Chavannes Jean-Baptiste, leader di un gruppo della società civile che rappresenta un milione di haitiani che vivono nelle zone rurali del paese.

Subito dopo l’uccisione di Moïse gli Stati Uniti avevano riconosciuto l’autorità di Joseph, che in maniera molto decisa aveva preso il controllo delle forze di sicurezza e aveva dichiarato lo stato di emergenza. L’appoggio a Henry è quindi una cosa nuova. Un funzionario governativo statunitense ha detto al New York Times che l’obiettivo degli americani è quello di far lavorare i due politici insieme. Henry è comunque considerato una scelta meno polarizzante rispetto a Joseph, che è visto come un politico molto vicino alla precedente e contestata amministrazione di Moïse.

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