(Claudio Furlan - LaPresse)

Circolano delle storie false su persone positive al coronavirus al supermercato

Il protagonista è un medico che riconosce i suoi pazienti, in varie città: girano su WhatsApp e perfino sui giornali

Da alcune settimane circolano sui social network e su WhatsApp storie simili che raccontano di medici che avvistano pazienti positivi al coronavirus al supermercato, li segnalano alle casse e scoprono infine che i positivi tra le corsie erano diversi, sei o sette a seconda delle versioni. Tutti gli indizi suggeriscono che si tratti di una bufala: la storia, che sembra aver girato inizialmente come messaggio vocale ma che poi è finita anche sui siti di news, è stata ambientata in diverse città italiane, sempre più o meno uguale. In alcuni casi, i direttori dei supermercati coinvolti hanno espressamente smentito.

Nella storia, il medico è solitamente un medico di famiglia, che dopo aver avvistato un suo paziente che avrebbe dovuto essere in isolamento lo riferisce preoccupato al banco delle informazioni, che tramite gli altoparlanti sollecita eventuali persone positive al coronavirus a presentarsi alle casse. La storia finisce con una specie di gag, simile a quella di una barzelletta: alle casse si presentano diverse persone.

Il sito Butac (BufaleUnTantoAlChilo), che si occupa di segnalare e spiegare le notizie false che circolano su Internet, ha scritto che la storia era stata menzionata per la prima volta a inizio marzo da un utente su Twitter, che sosteneva gliela avesse raccontata qualcun altro e che quindi non ne poteva assicurarne la veridicità. Successivamente la storia era stata ripresa da altri utenti, che l’avevano leggermente modificata.

https://twitter.com/cargiov/status/1367971581994139652

Questi audio hanno creato una certa preoccupazione tra gli abitanti delle città coinvolte, tanto da essere ripresa da alcuni giornali locali. La prima occorrenza su un sito di notizie risale al 26 marzo, quando Il Quotidiano italiano di Bari ne aveva parlato raccontando che in quei giorni la storia stava circolando come messaggio vocale su WhatsApp e che in quel caso i fatti sarebbero avvenuti in un supermercato del quartiere Carbonara di Bari. Il direttore del punto vendita aveva però smentito che fosse mai successo nulla di simile. «I primi giorni sono stati un incubo – aveva spiegato – soprattutto perché qualcuno ha ripreso quell’audio, ripostandolo sui social, altri hanno detto espressamente o fatto credere di essere stati davvero nel supermercato nel momento in cui sarebbe successo quanto veniva raccontato».

La stessa storia era stata raccontata il 28 marzo anche dall’edizione di Firenze di Repubblica, che aveva scritto come la notizia stesse circolando riferita a diversi supermercati della città, specificando quindi che si trattava di una notizia falsa. Il 17 aprile era stata ripresa e data per vera dall’edizione di Palermo di Repubblica, secondo cui la vicenda sarebbe avvenuta invece a Canicattì, in provincia di Agrigento, in Sicilia.

In questa versione della storia il medico avrebbe riconosciuto nel supermercato un intero nucleo familiare positivo al coronavirus. In questo caso, come scrive Butac, c’era un particolare della storia assente in altre versioni: si diceva che il personale e tutti i clienti sarebbero stati immediatamente sottoposti al tampone. Dato che la COVID-19 ha alcuni giorni di incubazione, sarebbe stata peraltro un’operazione evidentemente inutile.

Versioni simili della stessa notizia sono circolate in altre zone d’Italia e riportate da giornali locali. Il 25 aprile Il Tempo ne ha scritto raccontando che i fatti sarebbero avvenuti a Sassari, in Sardegna, ma nessun altro giornale, né locale né nazionale, aveva riportato la notizia. Negli ultimi giorni la vicenda è circolata anche nella provincia di Monza e Brianza, in Lombardia, riferita a un supermercato della città di Desio. In questo caso il direttore del supermercato in questione l’ha smentita, come ha scritto il giornale Prima Monza.

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