(Joe Corrigan/Getty Images)

Una canzone di T.V. Carpio

Forse la canzone più famosa di sempre in questa newsletter, e per sparigliare l'abbiamo data a lei

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Non c’è nessuna ragione per passarvi questa versione dal vivo di Man on the moon, se non che. Torneranno le estati a Wiesbaden.
Il ritratto di Marianne Faithfull sul New York Times – pieno di cose – vale la pena anche solo per la foto. Poi c’è il suo nuovo progetto di leggere poesie, bello.
Volevate qualcosa di più robusto del solito? I Chemical Brothers, che furono un’istituzione rivoluzionaria della musica dance ed elettronica a cavallo dei millenni e ancora fanno faville (vedi sotto, su faville), hanno un pezzo nuovo, costruito col “manuale del piccolo compositore di pezzo house” e la sapienza dei grandi artigiani. L’estate è risolta.

I want to hold your hand
Potrebbe essere la canzone più stranota di tutte quelle che abbiamo mai messo qui. E di certo non è una “cover migliore dell’originale”: non per demerito ma perché l’originale è una cannonata (oggi vorrei usare dei termini così, da giovanilismo dei musicarelli: “ehi, matusa!”). Brevissimo ripasso, quindi (quello lungo è qui): I want to hold your hand  fu uno dei primi singoli dei Beatles, nel 1963, e il loro primo grande successo americano (nel Regno Unito invece arrivò al primo posto in classifica togliendolo a She loves you). È piena di meraviglie, già dall’intro, e poi loro due che cantano dritti come una cosa sola, e anche se il testo è veramente fatto tutto di riempitivi, va bene così: qualunque complessità maggiore la rovinerebbe. A questo punto vorrei che parlassimo anche di I saw her standing there, che uscì negli Stati Uniti come lato B di I want to hold your hand, ma così non la finiamo più (vabbè, Billy Joel e McCartney che la fanno insieme allo Shea Stadium).

Avanti veloce fino al 2007, quando esce quello strano film che si chiamava Across the universe, non so se vi ricordate. Era un musical con le canzoni dei Beatles ricantate apposta dagli attori (e da qualche ospite speciale, come Bono che faceva I am the walrus): a me era piaciuto, ma non mi ricordo perché, cosa che mi capita spesso (lo dico così qualche caritatevole di voi mi scrive “capita anche a me” e io ne ricevo conforto: grazie fin d’ora).

Nel film c’era T.V. Carpio, che con queste buffe iniziali si chiama Teresa Victoria. Ora ha 40 anni, sua madre è di Hong Kong, ha fatto tante cose al cinema, in tv, a teatro, niente di grossissimo. Però quella scena in cui entra la sua versione di I want to hold your hand, ecco quella me la ricordo, e che pensai “questa la cerco, uscito dal cinema”. Era quando si andava al cinema, vi ricordate?

Yeah, you got that somethin’
I think you’ll understand
When I say that somethin’
I want to hold your hand
I want to hold your hand
I want to hold your hand


I want to hold your hand su Spotify non c’è
I want to hold your hand su Apple Music non c’è
I want to hold your hand su YouTube

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