Gene Kelly balla con un ombrello alla cerimonia per la consegna degli Oscar del 1975 (AP Photo)

Gene Kelly morì 25 anni fa

E in vita fece altro, oltre a cantare sotto la pioggia

Il 2 febbraio 1996, 25 anni fa, morì Gene Kelly, che era stato regista, coreografo, attore, ballerino e cantante, e talvolta tutte queste cose assieme in un solo film. Kelly mostrò che nel cinema si poteva ballare anche in un modo diverso da come faceva Fred Astaire, e ancora oggi ce lo si ricorda per quando fu un americano innamorato a Parigi e, soprattutto, per quell’altra volta in cui cantò sotto la pioggia.

Eugene Curran Kelly era nato a Pittsburgh, in Pennsylvania, nel 1912, terzo di cinque fratelli. Insieme a due di loro studiò danza sin da giovanissimo e poco dopo aver compiuto vent’anni aprì, già usando il nome con cui sarebbe poi diventato famoso, il Gene Kelly Studio of the Dance, una scuola di danza.

Alla fine degli anni Trenta iniziò a recitare nei musical e a teatro e nel 1940 arrivò il primo ruolo da protagonista a Broadway, nello spettacolo Pal Joey. Due anni dopo ci fu il suo debutto cinematografico, nel musical romantico For me and my Gal, prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer, che lo mise subito sotto contratto e che negli anni successivi gli avrebbe lasciato tante e grandi libertà creative nel proporre e scegliere i film in cui recitare (e ballare, e cantare). Ma il primo film che lo fece davvero conoscere a tanti spettatori fu Cover Girl, che in Italia diventò Fascino e nel quale Kelly recitò accanto a Rita Hayworth, che interpreta una ballerina russa che improvvisamente diventa la ragazza copertina della rivista Vanity.

Seguirono, sempre negli anni Quaranta, Due marinai e una ragazza, Facciamo il tifo insieme e Un giorno a New York, tutti e tre con Frank Sinatra.

Ma, dicevamo, i film per cui Gene Kelly diventò Gene Kelly furono Un americano a Parigi e Cantando sotto la pioggia, usciti nel 1951 e nel 1952.

Il primo è un musical diretto da Vincente Minnelli ispirato a un poema sinfonico di  George Gershwin, che conteneva una scena di ballo lunga 17 minuti e che costò 500mila dollari, tantissimo per l’epoca.

Il secondo, ancora più famoso del primo, è ambientato alla fine degli anni Venti, nel periodo di passaggio dal cinema muto al sonoro. A quanto pare, la scena più famosa, per la quale ci vollero tre giorni di riprese, Kelly la girò con la febbre piuttosto alta.

La scena con la pioggia e il lampione è senza dubbio la più ricordata e citata, ma ce ne sono diverse altre notevoli. Per esempio questa, con doppio protagonista maschile e acrobazie di tip-tap.

Grazie alle sue qualità nel ballo, Kelly fu spesso paragonato al ballerino Fred Astaire, tanto che lui stesso provò a sintetizzare così quella che riteneva essere la più grande differenza tra i due: «Fred Astaire rappresenta l’aristocrazia, io il proletariato». Tradotto in termini un po’ più pratici, si può dire che Kelly si differenziò proponendo uno stile di ballo più moderno e atletico rispetto a quello di Astaire, che – come ha scritto IMDb – sembrava trovarsi più a suo agio ballando «con frac e cilindro».

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Kelly continuò a ballare, recitare e fare buona parte di tutte quelle cose che faceva anche negli anni Sessanta e Settanta, tra le altre cose occupandosi della messa in scena di un balletto all’Opera di Parigi. Nel 1980 ebbe il suo ultimo ruolo cinematografico, ballando sui pattini per il film Xanadu, insieme a Olivia Newton-John. Nel 1996, a 83 anni, morì nella sua casa di Beverly Hills.

In tutta la sua carriera non vinse mai l’Oscar come miglior attore, ma ne vinse comunque uno “alla carriera” nel 1951, per la sua «versatilità come attore, cantante, regista e ballerino e in particolare per i suoi spettacolari successi nell’arte della coreografia cinematografica». Di statuette, tra l’altro, ne ricevette due: una quell’anno e un’altra nel 1984, dopo che la prima, che era a casa sua, era stata distrutta in un incendio.

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