(Lauren DeCicca/Getty Images)

In Myanmar il partito di Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni

E lei – premio Nobel popolare in patria ma criticata all'estero per i massacri dei musulmani – ha detto che nonostante la vittoria "schiacciante" lavorerà per creare un governo di unità nazionale

In Birmania il partito di Aung San Suu Kyi ha detto che cercherà di formare un governo di unità nazionale, dopo che i risultati delle elezioni di domenica scorsa gli hanno garantito la maggioranza dei seggi del parlamento bicamerale. Il portavoce della Lega nazionale per la democrazia (NLD), il partito di Suu Kyi, ha definito la vittoria “schiacciante” – 368 seggi su 434, con 42 ancora da assegnare – ma ha detto che comunque il partito lavorerà per creare una coalizione più ampia possibile invitando i 39 partiti delle minoranze etniche a collaborare.

Il voto è stato visto come un referendum sul governo di Suu Kyi, premio Nobel per la pace del 1991, che è estremamente popolare in patria ma a livello internazionale sempre più criticata e controversa, soprattutto per aver negato le violente repressioni contro la minoranza musulmana dei Rohingya e aver difeso il suo governo dall’accusa di genocidio. Il suo partito ha vinto con un margine simile a quello delle elezioni del 2015, il primo voto libero dalla fine della dittatura militare, la cui costituzione è ancora in vigore.

Il principale partito di opposizione, il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP) sostenuto dai militari, in base ai risultati parziali avrebbe conquistato 24 seggi. Gli osservatori internazionali hanno detto che il voto si è svolto senza grandi irregolarità. Secondo Reuters però sono centinaia di migliaia i Rohingya che non hanno potuto votare, molti dei quali confinati in campi e villaggi all’interno dello stato del Myanmar occidentale di Rakhine, e la maggior parte senza cittadinanza.

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