Martin Sheen ai Critics' Choice Awards, Santa Monica, 2007 (AP Photo/Chris Pizzello)

Martin Sheen ha 80 anni

In cui ha fatto una montagna di film e serie, almeno tre dei quali davvero memorabili

Martin Sheen non doveva nemmeno farlo, il protagonista di Apocalypse Now: prima di lui, nella lista delle preferenze del regista Francis Ford Coppola c’erano diversi altri attori, compreso Harvey Keitel, che partecipò ai primi giorni di riprese prima di essere rimpiazzato. Girare Apocalypse Now per Sheen fu un’esperienza traumatica ma anche il punto più alto della sua carriera, lanciata qualche anno prima dal film La rabbia giovane. Ancora oggi, sono due dei tre ruoli per cui Sheen è ricordato universalmente: insieme a quello di Jed Bartlet, il carismatico presidente degli Stati Uniti della serie The West Wing. Oggi compie 80 anni, continua a fare film su film e a partecipare a tante proteste, facendosi arrestare di tanto in tanto: nel 2009 eravamo arrivati a 66 volte.

Sheen è nato nel 1940 a Dayton, Ohio, chiamandosi Ramón Gerard Antonio Estévez: suo padre era un immigrato spagnolo, sua madre irlandese, che negli anni precedenti avevano vissuto alle Bermuda per via del lavoro del padre, che era tecnico per una grossa azienda di registratori di cassa. Sheen se la passò male, da piccolo: dalla nascita aveva problemi a un braccio, più corto di diversi centimetri per essere stato schiacciato dalle pinze dell’ostetrica; poi si ammalò di poliomielite e rimase a letto per un anno; a undici anni, infine, sua madre morì.

Da adolescente si appassionò alla recitazione, nonostante l’opposizione del padre, e appena poté si trasferì a New York, dove si cambiò nome e cominciò a lavorare prima in teatro e poi in televisione. Era bravo, e negli anni Sessanta mise in fila diversi successi tra Broadway e alcune popolari serie televisive. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta ebbe i suoi primi ruoli cinematografici, tra cui una parte secondaria nella trasposizione del romanzo Comma 22 diretta da Mike Nichols. Ma si fece notare soprattutto nel 1972 quando fece uno dei due protagonisti di That Certain Summer, un film per la televisione tra i primissimi a rappresentare una storia d’amore omosessuale senza ridicolizzarla o biasimarla.

Nel 1973, l’allora trentenne regista Terrence Malick lo volle come protagonista insieme a Sissy Spacek per il suo primo lungometraggio, La rabbia giovane, in cui interpretava un giovane violento in fuga con la fidanzata quindicenne. Ebbe uno straordinario successo di critica, con tanti apprezzamenti per l’interpretazione di Sheen, che infatti qualche anno dopo – in mezzo fece Cassandra’s Crossing, con Sophia Loren – arrivò sul set di Apocalypse Now.

La produzione del film era piena di problemi, non tanto per il licenziamento di Keitel, che non piaceva a Coppola, quanto per le enormi difficoltà delle riprese nella giungla filippina. Sheen a sua volta non era in un gran periodo: beveva molto e si dice che fosse ubriaco anche durante le riprese della prima, celebre scena. Qualche mese dopo ebbe anche un infarto, e dovette assentarsi per un po’ dalle riprese, in alcune delle quali fu rimpiazzato dal fratello. Ma nonostante i tifoni e le malattie tropicali avessero tentato di impedirlo, Apocalypse Now uscì e fu un grandissimo successo.

Nonostante quel ruolo centrale in uno dei più riusciti e celebrati film di guerra di tutti i tempi, Sheen non fece tanti altri filmoni da protagonista. Ha fatto ruoli importanti e ricordati, come in Wall Street o in The Departed, tantissime parti secondarie in film di buon successo e altrettante in titoli stroncati e dimenticati molto presto. Recitò spesso con i suoi figli, che hanno fatto tutti gli attori: Charlie Sheen (l’unico che prese il cognome d’arte del padre) ed Emilio Estevez con notevole successo, Ramón e Renée Estevez un po’ meno.

Sheen continuò a lavorare tanto per la televisione, sia nelle serie sia nei film: uno di questi si chiamava The American President, uscì nel 1995 diretto da Rob Reiner e con Michael Douglas protagonista, nel ruolo del presidente. Lo sceneggiatore era un giovane prodigio, Aaron Sorkin, e Sheen interpretava il capo dello staff del presidente, cioè il suo principale collaboratore e consigliere. Dal materiale inutilizzato di quel film, Sorkin tirò fuori il soggetto per una serie, che NBC accettò di produrgli per via del buon successo di The American President. Sheen diventò così il presidente Democratico Josiah Bartlet di The West Wing, una delle più premiate serie degli anni Novanta e Duemila. Inizialmente i protagonisti della serie dovevano essere i consiglieri del presidente, ma Sheen fu talmente formidabile nella sua parte che l’attenzione venne spostata su di lui.

Per quel ruolo vinse un Golden Globe – e nessun Emmy, nonostante sei nomination – e diventò una specie di mito nell’immaginario progressista statunitense, tanto che gli fu proposto di candidarsi al Senato con i Democratici («confondete la celebrità con la credibilità», rispose declinando l’offerta). Ma Sheen era stato da sempre impegnato per una miriade di cause di sinistra, dall’antirazzismo ai diritti dei lavoratori all’ambiente, accumulando negli anni decine di arresti per proteste non autorizzate. È un fervente cattolico, appassionato di Madre Teresa di Calcutta e di papa Giovanni XXIII, che vorrebbe interpretare in un film di cui ha già scritto la sceneggiatura. A un giornalista di Time Out ha detto che quando gli chiedono come vorrebbe essere ricordato, risponde sempre: «per circa cinque minuti».

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