(Win McNamee/Getty Images)

I lettori del Post

Sono quelli che lo hanno fatto arrivare fin qui, senza volerne diventare "padroni"

In dieci anni il Post ha lavorato per costruire un rapporto coi suoi lettori più assidui che fosse di fiducia e complicità senza diventare esclusivo o non accogliente per i lettori occasionali o per i nuovi lettori. Il Post non ha un “suo pubblico” ma cerca di raggiungere tutti e ogni lettore è una persona in più che conosce meglio le cose che succedono: premessa assai utile per la buona convivenza delle nostre comunità. Per questo dal primo giorno abbiamo detto che un giornale ha senso solo se gli danno senso i suoi lettori, e che il Post lo avremmo fatto insieme. E questo è quello che è successo: ancora di più da quando è stato introdotto il servizio degli abbonamenti, che concretizza ulteriormente questa collaborazione.

Questa collaborazione era nelle intenzioni iniziali a cominciare dalla scelta di un linguaggio che fosse coinvolgente e familiare, ma è proseguita soprattutto su canali e occasioni diverse dal sito del Post: le newsletter del Post (quella quotidiana di fine pomeriggio, destinata agli abbonati, ha ormai quattro anni e un seguito affezionato), le rassegne stampa pubbliche per “spiegare bene” i quotidiani italiani, i corsi con la scuola Belleville di Milano, gli eventi e gli incontri dal vivo in molte sedi e città italiane, le attività sui social network.

Senza cedere a ipocrisie e demagogie facili e autoreferenziali, o a tentazioni di “accontentare i lettori”, il Post si prende da solo la responsabilità e l’autonomia delle sue scelte e dei suoi contenuti, e le rivendica: i suoi padroni non sono i lettori, come piace dire ad altri, ma un’idea di informazione corretta e preziosa per il bene comune. Ma i suoi lettori e il loro coinvolgimento costruttivo sono un pezzo indispensabile di questa idea.

Questo articolo fa parte di una serie che vuole raccontare il Post nei giorni in cui compie dieci anni.

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