“Gomorra 4”, cosa succede nei primi due episodi

La serie è ricominciata ieri su Sky Atlantic: qualcosa ricorda "Il Padrino", qualcos'altro "Big Little Lies"

 Gomorra, la serie, è ricominciata ieri su Sky Atlantic, dove è stata vista da circa un milione di spettatori. Ieri sera sono andate in onda i primi due episodi della quarta stagione, diretti da Francesca Comencini. Se le dovete ancora vedere fermatevi qui, che ci sono diversi SPOILER. Se invece non avete problemi di SPOILER, potete continuare a leggere.


Gennaro ha ammazzato Ciro, come si sa. Ne è brevemente disperato e in lacrime all’inizio della puntata, prima che ci dedichiamo alle nuove storie. In realtà c’è un prologo che capiremo dopo, con un boss di campagna – Gerlando Levante – appassionato di uccellini e uccelletti in gabbia che fa uccidere un vivace sindaco che non sta ripagando abbastanza il suo debito con lui che lo aveva fatto eleggere comprandosi duemila voti.

Comunque, la condizione iniziale a Napoli è che i fratelli Capaccio sembrerebbero tornati al comando di tutto, con un patto di convivenza col clan dei giovani camorristi hipster guidato da Sangueblù e Valerio, che si dichiarano “la Svizzera” nel non volere né guerre né alleanze, e farsi i fatti propri. Ma Gennaro ha già un piano per non essere fatto fuori e tornare in scena, basato su due fronti: una richiesta di aiuto sulla base dei legami familiari al suddetto boss Gerlando Levante, che scopriamo essere suo zio per parte di madre, e il progetto di costruire – con approcci più canonici e legali del solito, a parole – un grande aeroporto su dei terreni che sta comprando intorno a Napoli.

Si mette una bomba, si regala un cardellino a zio, si fa capire che aria tira, e i fratelli Capaccio vengono a Canossa nella casa piena di canarini di Gerlando e acconsentono a restituire Secondigliano a Patrizia, delegata da Gennaro che annuncia “non mi rivedrete più” e se ne va verso i suoi nuovi piani.

Per attuare i quali coinvolge un elegante e maturo businessman napoletano, Alberto, dai modi presentabili ma che intuiamo sappia non andare per il sottile – e chi mai? – e lo nomina capo del progetto aeroporto, che sembra procedere con grandi ambizioni. Solo che c’è un proprietario di terreni in mezzo alla campagna, di quelli che servono all’aeroporto, che non vuole vendere. È – sembra – il debole eroe buono a questo punto: è magro e umile, ha una bambina intimorita dagli incendi di rifiuti appiccati intorno a casa sua, fa il fabbro nella sua casa in mezzo alla campagna, ha una moglie in ospedale con un cancro in fase terminale. Non vuole vendere e Alberto chiede nervosamente a Gennaro di intervenire: Gennaro comincia a indisporsi delle pressioni di Alberto (“fammi capire, mi hai dato un ordine?”) ma indaga e suggerisce al fabbro di prendersi i soldi del terreno per portare la moglie a curarsi in Brasile. Quello dapprima resiste, Gennaro non gli piace, poi quando la moglie torna a casa dall’ospedale perché pare non ci sia niente da fare, le racconta dell’offerta e lei per amore di ogni momento che potrebbe passare con la bambina gli chiede di cedere. Lui decide di cedere, esce per cercare Gennaro ma viene aggredito da un sicario che lo riempie di botte.

Così, quando l’indomani Gennaro si presenta da lui per avere una risposta lo trova tumefatto e bellicoso che lo manda a quel paese e gli ordina di uscire da casa sua. Gennaro capisce che è Alberto ad avere mandato il sicario per forzare la mano al fabbro, e allora indaga ancora per prenderla da un altro lato: e scopre che tra i molti proprietari che si sono fatti pagare per interrare fusti di rifiuti tossici c’è anche lo stesso fabbro. Così lo affronta, gli rinfaccia di essere il responsabile del cancro della moglie, quello improvvisamente crolla, si mette a piangere e si prende i soldi – diventati meno – per cedere il terreno.

Nel frattempo Gennaro aveva rinfacciato minacciosamente ad Alberto di essersi “mosso male” e gli fa recapitare a casa un pacco con la mano mutilata del sicario (versione Gomorra della testa di cavallo del Padrino), così vediamo se capisce. Quello esce matto e vomita nel corridoio della sua casa elegante, con la famigliola intorno. Intanto nella scuola privata di ricchi a cui Gennaro ha iscritto il piccolo Pietro nell’ambizione complessiva di rendersi presentabile, i genitori degli altri bambini lo trattano con diffidenza e non mandano i propri alla festa di compleanno di Pietro (qui siamo invece a Big Little Lies), così Gennaro impone di forza la festa all’interno della scuola, generando risentimenti maggiori, ed è un pezzo di storia che deve ancora cominciare.

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