Nantes, 4 luglio 2018 (SEBASTIEN SALOM GOMIS/AFP/Getty Images)

Le proteste a Nantes, dopo che la polizia ha ucciso un ragazzo

Aveva 22 anni ed era stato fermato in auto per delle infrazioni: circolano due diverse versioni su cosa sia successo dopo

La sera di martedì 3 luglio un ragazzo di 22 anni è morto a Nantes, nel nord ovest della Francia, dopo che un poliziotto gli ha sparato. Nella notte, in diversi quartieri della città ci sono state proteste e rivolte che sono terminate dopo le tre del mattino.

A raccontare la dinamica dei fatti è stato Jean-Christophe Bertrand, direttore della sicurezza pubblica locale. Ha detto che tutto è cominciato nel quartiere di Breil, durante un controllo ordinario a una macchina effettuato a seguito di una serie di infrazioni. L’identità dell’automobilista risultava «poco chiara» e agli agenti presenti è stato ordinato di portare l’autista alla stazione di polizia. Lui, facendo finta di scendere dall’auto, avrebbe invece fatto retromarcia e colpito un poliziotto, ​​che è rimasto leggermente ferito alle ginocchia. A quel punto «uno dei suoi colleghi ha sparato e ha colpito il giovane, che sfortunatamente è morto». Non è ancora chiaro, come scrivono alcuni giornali, se il ragazzo fosse ricercato dalla polizia. Sarebbe comunque stato colpito alla carotide ed è morto al suo arrivo in ospedale.

La versione di alcuni testimoni è però molto diversa. Secondo il racconto di una persona anonima riportato dal movimento Nantes Révoltée e da altri giornali francesi, il ragazzo fermato in auto «era già immobile, il poliziotto è arrivato e gli ha sparato a bruciapelo. Gli ha sparato nel collo anche se era fermo e non poteva più fare niente. [I poliziotti] giravano nel quartiere cercando qualcuno e all’improvviso lo hanno visto. [Il poliziotto] ha perso il suo sangue freddo, ha sparato. Non hanno nemmeno cercato di assisterlo per il primo soccorso, non hanno fatto niente […]. Ha perso la vita davanti a me. Non c’era alcun poliziotto ferito, nessuno». Il procuratore di Nantes, Pierre Sennès, ha detto che è stata aperta un’indagine per capire quali siano state le circostanze che hanno spinto l’agente a usare la sua arma.

L’annuncio della morte del ragazzo ha provocato immediatamente degli scontri nel quartiere di Breil-Barberie, tra la polizia che ha usato il gas lacrimogeno e un gruppo di persone con delle molotov: sono state incendiate delle auto e la violenza si è diffusa anche in altri quartieri di Nantes. Sono stati danneggiati degli edifici, sono state costruite delle barricate e sono stati incendiati il municipio, la biblioteca, alcuni negozi. Diverse donne sono uscite di casa per cercare di fermare la rivolta, senza riuscirci. I vigili del fuoco hanno lavorato fino a dopo le tre del mattino, quando la situazione è tornata sotto controllo.

Johanna Rolland, sindaca socialista di Nantes, ha detto: «Il mio primo pensiero è per questo giovane che è morto, per la sua famiglia e per tutti gli abitanti di questo quartiere, i nostri quartieri. La polizia e la giustizia nella sua indipendenza dovranno fare chiarezza nella più totale trasparenza su ciò che è successo stanotte». Rolland ha aggiunto che «l’urgenza di questa sera è fare appello alla calma nei nostri quartieri». Un residente di Nantes intervistato su Ouest-France ha detto: «Che volete? Sono giovani, è il loro modo di esprimere la rabbia. Non è la soluzione bruciare i quartieri e i negozi. Ma la rabbia è là: è necessario che esca la verità sulla morte del ragazzo».

Secondo Le Monde non c’è stato alcun arresto per le proteste della scorsa notte. Quasi 200 agenti di polizia sono stati comunque mobilitati nel quartiere di Breil per rafforzare la sicurezza.

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