Rui Hachimura dei Gonzaga Bulldogs durante un'azione nella partita contro i Greensboro Spartans. (Ezra Shaw/Getty Images)

È cominciata la “March Madness”

Cioè l'imprevedibile e spettacolare fase finale del campionato di basket delle università americane: 64 squadre, 5 turni a eliminazione diretta

Questa settimana si sono svolte le prime partite della cosiddetta “March Madness”, cioè la fase finale del torneo di basket della NCAA, il più importante campionato di basket per le squadre delle università americane. È un evento che si svolge ogni anno in tre weekend a cavallo tra marzo e aprile, e al di fuori dei confini statunitensi è seguito soltanto da una ristretta nicchia di appassionati. In America, però, è uno degli eventi sportivi più popolari e spettacolari dell’anno per via della sua struttura particolare e della sua imprevedibilità, da cui appunto il nome “follia di marzo”.

Cos’è la NCAA
Negli Stati Uniti le università e i college – che sono formalmente istituzioni diverse, ma che sostanzialmente sono termini intercambiabili – hanno notoriamente delle squadre sportive, molto seguite tra gli studenti e tra le persone che vivono nella zona, e il cui tifo è in molti casi più attivo e agguerrito di quello per le squadre dei campionati professionistici. Solitamente le università hanno squadre di moltissimi sport, ma le più importanti sono quelle di football e di basket. Le squadre sono solitamente identificate con il nome del luogo dell’università – Arizona, Villanova, Michigan State, Kansas – oppure, tra i tifosi, con la mascotte dell’università, spesso un animale.

Una delle cose matte successe in questa stagione: Drexel che recupera 34 punti su Delaware.

Tra i giocatori delle squadre NCAA c’è un po’ di tutto: ci passano quasi tutti i giocatori americani (e anche alcuni degli stranieri) che poi andranno in NBA, compresi i grandi campioni. Ma ci sono anche giocatori che poi faranno carriera in altri sport, e che per doti atletiche straordinarie riescono a competere in più discipline. Queste due categorie sono solitamente quelle che usufruiscono delle borse di studio che le università assegnano ai propri migliori atleti. Ma nelle squadre, non solo in quelle delle categorie più basse, ci sono anche giocatori che non faranno del basket una professione e che invece diventeranno avvocati, medici, ingegneri, eccetera.

Gli atleti che giocano nelle categorie più prestigiose della NCAA, che sia nel football, nel basket, nell’hockey o nel baseball, hanno poco tempo per studiare e in molti casi non si laureano o ottengono lauree poco utili sul mercato del lavoro: per quelli che diventano poi atleti professionisti non è un grave problema, per gli altri lo è di più.

Come si arriva alla March Madness
Le squadre universitarie più forti partecipano alla Division I della NCAA, la categoria più prestigiosa: nell’ultima stagione erano in tutto 347, organizzate in 32 conference, cioè dei raggruppamenti regionali: durante la prima parte della stagione le varie squadre giocano tra loro per determinare una classifica. La prima classificata di ogni conference accede direttamente alla March Madness. Ma le squadre che partecipano alla fase finale sono in tutto 68: le altre 36 sono scelte da un comitato speciale, composto da dieci rappresentanti delle università, tra tutte le squadre che non si sono qualificate. I criteri con cui vengono scelte sono molti, complicati e annualmente oggetto di acceso dibattito, ma in teoria dovrebbero essere selezionate quelle più meritevoli.

Come funziona la March Madness
È piuttosto semplice, in realtà, ed è uno dei motivi per cui è un evento così seguito e imprevedibile: c’è un tabellone che divide 64 squadre in 32 scontri diretti e cinque turni che conducono alla finale. Funziona dentro-fuori: chi vince passa il turno, chi perde viene eliminato, e gli accoppiamenti sono già decisi da qui alla fine della March Madness. Le 64 squadre sono raggruppate per regione, nella fase iniziale. Se siete stati attenti, vi ricordate che le squadre che partecipano alla March Madness sono in tutto 68: questo perché le quattro più basse nel ranking generale a essersi qualificate vincendo le proprie conference e le quattro più basse a essere state scelte dal comitato si incontrano in un turno chiamato First Four, che si è già giocato, e le quattro vincenti accedono al tabellone vero e proprio.

Nel primo weekend della March Madness, si giocano i primi due turni: quindi ci sono 32 partite a eliminazione diretta tra giovedì e venerdì, e poi altre 16 tra sabato e domenica. Le squadre sono inizialmente divise in quattro regioni (South, West, East e Midwest) e accoppiate in modo da fare giocare contro la più forte con la più scarsa (sulla base del ranking), la seconda con la penultima, e così via. Nel secondo weekend ci sono le semifinali e le finali regionali, e nel terzo ci sono il sabato le Final Four, cioè le semifinali, e il lunedì la finale. Tutte le partite si svolgono in campi neutrali: quelli delle semifinali e delle finali però sono già decisi, quindi può capitare che una squadra arrivi a giocare in casa. La finale sarà a San Antonio, in Texas.

Perché è speciale
Il tabellone a eliminazione diretta fa sì che ogni anno squadre favorite perdano a sorpresa contro squadre sulla carta più deboli, e questo è una costante che, al di là della occasionale delusione dei tifosi, ha reso popolare e spettacolare il torneo. La March Madness è probabilmente il più grande torneo sportivo di alto livello a eliminazione diretta del mondo. Le storie di inaspettate eliminazioni, sorprendenti vittorie, psicodrammi e finali di partita punto a punto sono parte integrante del torneo: è un po’ come un playoff di NBA fatto solo di gare 7, cioè quelle che si giocano quando una serie tra due squadre è sul 3 a 3.

Un’altra cosa notevole successa in questa stagione: George Mason che vince tre partite di fila con un canestro allo scadere dello stesso giocatore, Ian Boyd.

Negli Stati Uniti è poi diffusissima l’abitudine di fare previsioni e scommesse sul tabellone, e il fatto che in questo periodo – dopo le World Series del baseball e il Super Bowl del football, prima dei playoff NBA e di quelli dell’hockey – non ci siano altri grandi eventi sportivi americani in programma ne favorisce la popolarità. Ancora più della NBA, la stagione regolare che precede la March Madness è snobbata dai tifosi occasionali, che però diventano impallinati in questi tre weekend. Anche perché squadre che hanno fatto male nella stagione regolare di NCAA possono essere ripescate dal comitato speciale e giocarsi tutto, di nuovo.

Il forte legame delle università con il territorio, e il fatto che da studenti ed ex studenti si è molto partecipi e coinvolti nel successo della squadra della propria università, fa sì che il tifo sia molto sentito. E negli Stati Uniti, dove capita che squadre professionistiche cambino città da una stagione all’altra, sentire un legame stretto con una squadra non è sempre scontato.

Com’è la situazione quest’anno
Questa stagione di NCAA è cominciata con un guaio: a fine settembre un’indagine del procuratore del Southern District di New York ha portato all’arresto di dieci persone, compresi gli assistenti allenatori delle squadre di Arizona, Auburn, Oklahoma State e University of South California, con l’accusa di corruzione. L’indagine, che è ancora in corso, ha ipotizzato un sistema di tangenti che alcuni dirigenti delle squadre avrebbero accettato per indirizzare alcuni giocatori probabilmente destinati all’NBA verso determinati agenti e consulenti finanziari. Un altro filone dell’indagine ha ipotizzato un simile schema che avrebbe coinvolto il marchio Adidas, relativamente a contratti di sponsorizzazione tecnica per i giocatori. La squadra più coinvolta è stata Louisville, che ha licenziato lo storico allenatore Rick Pitino.

Lo scandalo ha ribaltato alcuni equilibri del campionato ancora prima che cominciasse. Virginia, squadra con una difesa organizzatissima che ha vinto la sua Conference, è diventata una delle grandi favorite alla vittoria finale. Kansas è una squadra solida che arriva alla March Madness particolarmente in forma, e che schiera l’esperta guardia Devonte Graham, mentre Villanova, che vinse nel 2015, è l’altra grande favorita per via dei suoi giocatori esperti e versatili (in parte gli stessi che vinsero due anni fa), in particolare il playmaker Jalen Brunson.

Un’altra sorpresa è stata la cattiva stagione regolare di Duke, che era considerata la squadra più forte della NCAA ma ha avuto un andamento altalenante: ha comunque giocatori fortissimi, come l’ala grande Marvin Bagley III, ed è molto temuta. Le altre squadre ricorrenti tra quelle citate come potenziali vincitrici sono Michigan State, squadra non solidissima ma molto talentuosa (a partire dall’ala Miles Bridges), Gonzaga, finalista dell’anno scorso e reduce da 14 vittorie consecutive in stagione regolare, e Kentucky, che è tradizionalmente una delle squadre più forti. North Carolina, vincitrice dell’ultima stagione, è poco quotata per la vittoria, ma è tra le squadre più esperte e questo potrebbe fare la differenza.

Nelle prime 16 partite giocate c’è già stata una grande sorpresa: Arizona, una delle squadre favorite a inizio stagione e che però era stata molto colpita dagli scandali, e in cui gioca il fortissimo centro DeAndre Ayton, è stata eliminata da Buffalo, una delle squadre sulla carta più deboli della sua regione. Anche Miami, una squadra su cui c’erano parecchie aspettative, è stata eliminata da Loyola Chicago, che arrivava da molte vittorie consecutive ma era considerata più debole.

Tra i giocatori da tenere d’occhio c’è Trae Young, playmaker di Oklahoma State che in molti paragonano a Steph Curry dei Golden State Warriors, e che è stato il primo giocatore nella storia del torneo ad arrivare primo nella classifica sia dei punti segnati sia degli assist. E tutto questo alla sua prima stagione di NCAA. Ci sono grandi aspettative anche per Michael Porter Jr., ala di Missouri considerato tra le possibili prime scelte del prossimo Draft della NBA, ma che ha saltato gran parte della stagione per un’operazione.

Se volete seguirla
Se avete Sky, il canale Fox Sports trasmette alcune partite in diretta (la prima domenica alle 22.15) e altre in differita. Chi invece vuole vederle proprio tutte può fare un abbonamento sul sito di ESPN, al prezzo di 21,99 euro per un mese.

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