Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato una riforma del sistema carcerario che permetterà ai giudici di assegnare con più facilità misure alternative al carcere, e che punta a migliorare la tutela dei detenuti e i loro diritti. All’uscita dalla riunione il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha detto che l’obiettivo della riforma è «abbattere la recidiva», aiutando le persone condannate a reinserirsi con più facilità all’interno della società e migliorando le condizioni di vita di chi si trova già in carcere.
In concreto la riforma è contenuta in un decreto legislativo, previsto da una legge delega approvata dal parlamento. Di solito la legge fissa i punti generali di una materia e demanda, tramite appunto un decreto legislativo, la definizione dei dettagli pratici e tecnici al ministero competente. Il decreto era già stato approvato lo scorso 22 dicembre ed era stato trasmesso alle commissioni Giustizia di Camera e Senato per riceverne il parere non vincolante. Le commissioni avevano fatto una serie di osservazioni nei confronti della norma e il governo ha quindi deciso di esaminare nuovamente il decreto, apportare alcune modifiche e, visto che non tutte le osservazioni sono state accolte, inviarlo nuovamente al Parlamento.
Il problema è che difficilmente le Commissioni decideranno di riunirsi nella settimana che rimane all’attuale legislatura prima dell’insediamento di quella uscita dalle elezioni del 4 marzo (che avverrà il prossimo 23 marzo). Il governo dovrà quindi decidere se inviare il decreto alle commissioni Giustizia, che potrebbero impiegare settimane per insediarsi (la delega per approvare i decreti attuativi scade a giugno), oppure se chiedere l’esame della commissione speciale che, tra una legislatura e l’altra, si occupa delle questioni urgenti.
Il decreto, scrive Repubblica: «Dà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere anche a chi ha un residuo di pena fino a quattro anni, ma sempre dopo la valutazione del magistrato di sorveglianza. E in ogni caso non estende questa possibilità ai detenuti al 41 bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo». Inoltre, aumenta le possibilità per i detenuti di utilizzare internet e programmi di messaggistica per i loro colloqui.
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