Il ciclone tropicale “Gita” ha colpito l’arcipelago di Tonga, in Polinesia, verso le ore 20 di lunedì 12 febbraio; ha raggiunto l’apice tra le 23 e le 2 della notte arrivando sulla costa sud dell’isola principale, Tongatapu. Le linee elettriche sono state distrutte, diversi edifici sono stati danneggiati e i campi coltivati (che sono vitali per il sostentamento degli abitanti) sono stati devastati dal passaggio della tempesta. I giornali parlano di inondazioni e di edifici completamente rasi al suolo, compreso quello del Parlamento locale. Gita, scrivono i giornali, è il fenomeno più potente ad aver interessato Tonga negli ultimi sessant’anni.
I venti hanno raggiunto i 233 chilometri orari, molto più del previsto, nonostante Gita non sia arrivato a superare la categoria quattro, su cinque possibili. Graham Kenna, dell’ufficio nazionale di gestione delle emergenze, ha dichiarato che il danno è diffuso e grave e che potrebbe essere peggiore nelle isole più lontane dove le informazioni stanno arrivando con fatica e lentezza. Gita si sta spostando ora verso le isole Fiji e potrebbe raggiungere anche la Nuova Zelanda.
Nel frattempo la Nuova Zelanda ha messo a disposizione 750 mila dollari per l’emergenza e la prima ministra Jacinda Ardern ha detto che non appena ne verrà fatta richiesta verranno inviati anche degli uomini per contribuire alle operazioni di recupero e soccorso. Per ora non c’è alcuna valutazione complessiva dei danni, a causa di detriti che bloccano le strade. Tonga è composto da 176 isole, anche se solo 40 sono abitate.