La prima ministra britannica Theresa May ha affidato a una delle sue ministre l’incarico di occuparsi a livello governativo di questioni legate alla solitudine, accogliendo una delle principali raccomandazioni contenute nella relazione della commissione Jo Cox, creata in onore della parlamentare laburista uccisa nel giugno del 2016 e che si era impegnata a lungo su questa questione. Il ruolo di ministro della Solitudine sarà affidato a Tracey Crouch, già ministra per lo Sport e la Società civile.
Theresa May, nel dare l’annuncio, ha esplicitamente fatto riferimento a Jo Cox dicendo: «Jo Cox aveva riconosciuto la portata della solitudine in tutto il paese e aveva dedicato se stessa a fare tutto il possibile per aiutare coloro che ne soffrivano».
Crouch, nell’accettare l’incarico, ha detto di essere «onorata» e ha spiegato che lavorerà con la collaborazione di imprese, associazioni di beneficenza e istituiti di statistica per sviluppare una strategia contro l’isolamento sociale e creare un indicatore per misurare la solitudine delle persone. Il governo di Theresa May ha anche fatto sapere di essere pronto a finanziare gruppi e comunità che lavorano ogni giorno per creare legami tra le persone.
La commissione Jo Cox, che è presieduta dalla parlamentare laburista Rachel Reeves e dalla parlamentare conservatrice Seema Kennedy, ha lavorato per un anno con più di una decina di enti di beneficenza raccogliendo dati e idee per affrontare il problema della solitudine. Secondo il rapporto che poi è stato pubblicato, più di nove milioni di persone nel paese si sentono spesso o sempre sole e circa la metà delle persone di 75 anni – circa due milioni di persone in totale – dice che gli capita di restare diversi giorni e anche settimane senza avere alcuna interazione sociale. La solitudine, si dice, è nociva per la salute e colpisce soprattutto gli anziani. Dopo la notizia della creazione del ministero della Solitudine Rachel Reeves, precisando di essere pronta a una collaborazione, ha detto: «Come diceva Jo Cox la solitudine non discrimina nessuno. Colpisce sia giovani che vecchi. Negli ultimi dodici mesi abbiamo ascoltato genitori, bambini, disabili, assistenti, rifugiati e anziani parlare delle loro esperienze con la solitudine».
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