L'uomo che secondo la procura è Medhanie Mered, Roma, giugno 2016 Ufficio Stampa Polizia di Stato/LaPresse)

La procura di Palermo ha intercettato due conversazioni tra il giornalista italiano del Guardian Lorenzo Tondo e una delle sue fonti

Il Guardian ha scritto che i procuratori di Palermo hanno intercettato due conversazioni tra il giornalista italiano Lorenzo Tondo e una delle sue fonti. Tondo sta seguendo per il Guardian il processo contro l’uomo che da un anno e mezzo si trova in carcere in Sicilia con l’accusa di essere uno dei più pericolosi trafficanti di esseri umani, e che secondo molte credibili versioni e secondo lo stesso Tondo sarebbe invece vittima di uno scambio di persona.

Venerdì 10 novembre, durante un’udienza in tribunale, sono stati depositati dei documenti che identificano Tondo come giornalista del Guardian che «sta lavorando al caso» di Medhanie Yehdego Mered, uomo di 36 anni originario dell’Eritrea accusato di essere uno dei capi di una grande organizzazione con base in Libia che gestisce il traffico di migranti verso l’Europa e coinvolto nei viaggi di almeno 13 mila persone. L’uomo, secondo i suoi legali, sarebbe però Medhanie Tesfamariam Berhe, eritreo di 30 anni arrestato nel 2016 in Sudan, estradato in Italia e poi rinviato a giudizio. Tra i documenti presentati in tribunale venerdì ci sono le trascrizioni di due conversazioni intercettate tra Tondo e Hayle Fishaye Tesfay, un eritreo descritto come amico dell’uomo detenuto che ha vissuto a Palermo per più di 20 anni, che è un ex interprete e che ora lavora come addetto alle pulizie.

L’ufficio del pubblico ministero di Palermo non ha fatto commenti al Guardian dopo la notizia delle telefonate intercettate, ma Tondo ha detto che le trascrizioni rappresentavano «una chiara violazione» dei suoi «diritti come giornalista professionista». E ancora: «Non vedo alcun motivo per giustificare quello che è stato fatto se non cercare di screditare il lavoro del Guardian. Sono un giornalista professionista in Italia, possiedo un tesserino professionale. Non possono rivelare le mie fonti, né pubblicare le mie conversazioni con loro. Ma in questi documenti resi noti in aula identificano una fonte e rivelano che la sto utilizzando per cercare un’altra fonte. È un attacco al giornalismo investigativo».

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