John Avildsen alla cerimonia degli Oscar del 1976. (AP Photo)

È morto John Avildsen

Aveva 81 anni ed è stato un regista molto meno famoso dei suoi film: “Rocky” e “Karate Kid”, tra gli altri

John Avildsen, regista americano famoso soprattutto per aver diretto Rocky Karate Kidè morto venerdì a Los Angeles: aveva 81 anni. Il figlio Anthony Avildsen ha detto che la causa della morte di suo padre è stata un cancro al pancreas. Avildsen raggiunse il massimo della notorietà negli anni Ottanta, e non faceva un film dal 1999, quando diresse Inferno con Jean-Claude Van Damme. Un documentario sulla sua carriera diretto e prodotto da Derek Wayne Johnson dovrebbe uscire quest’anno.

Avildsen, uno di quei registi molto meno famosi dei suoi film, nacque il 21 dicembre 1935 nell’Illinois e iniziò a lavorare come pubblicitario, per poi trasferirsi a Hollywood all’inizio degli anni Sessanta e iniziare a fare da aiuto regista a gente come Otto Preminger (con cui lavorò a E venne la notte, del 1967). Nel 1970 era già arrivato molto in alto: il suo film Joe fu uno dei film più apprezzati dell’anno; la sceneggiatura di Norman Wexler ricevette una nomination agli Oscar. Nel 1973 un suo altro film, Salvate la tigre, ebbe un buon successo e fece vincere a Jack Lemmon il suo secondo Oscar. Tutti e due i film furono girati con pochi soldi: raccontano storie di violenza ed emarginazione sociale, con protagonisti borderline e reduci di guerra.

Insomma, nel tempo Avildsen diventò famoso come regista di “underdog movies”, cioè quei film che raccontano la storia di riscatto – a volte sportivo, ma non solo – di gente che all’inizio del film è sfortunata e apparentemente incapace. È un sottogenere che poi ha avuto molto successo: se oggi lo associamo molto proprio al pugilato (da Cinderella ManMillion Dollar Baby) è merito proprio di Avildsen, che nel 1976 con Rocky prese Sylvester Stallone, allora quasi sconosciuto, e lo trasformò in uno di quei pochissimi attori che sono riusciti a riempire la propria carriera di film in cui interpretano lo stesso identico personaggio (spesso letteralmente, se pensate a quanti Rocky e Rambo sono usciti).

Dopo Rocky – di cui comunque Stallone aveva scritto la sceneggiatura candidata all’Oscar – Avildsen fece un film (La Formula) che sarebbe stato dimenticabile se non ci fosse stato uno tra gli attori più famosi di sempre, Marlon Brando. Nel 1981 diresse I vicini di casa, una commedia discreta ma con John Belushi, e quindi per forza di cose uno di quei film che ci si ricorda: fu anche l’ultimo film di John Belushi, che morì l’anno dopo, e il quarto film in cui assieme a lui recitò Dan Aykroyd. Nel 1984 Avildsen tornò a fare quello che gli riusciva bene: prese qualche attore non molto famoso (Pat Morita aveva fatto giusto qualche episodio di Happy Days) e girò Karate Kid, raccontando la storia di un altro “underdog”, un ragazzo del New Jersey che si trasferisce in California e impara a difendersi dai bulli con il karate grazie agli insegnamenti di uno dei mentori più famosi della storia del cinema.

Dopo, Avildsen fece soprattutto seguiti: due di Karate Kid, uno di Rocky (che però era il quinto della saga, che era stata nel frattempo continuata da altri). Ma si mise anche a fare film biografici e drammatici, come Lean on Me con Morgan Freeman o La forza del singolo sull’apartheid, senza ottenere un grande successo.

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