Edoardo Albinati, lo scrittore romano che l’anno scorso ha vinto il Premio Strega con La scuola cattolica, ha pubblicato un nuovo libro con Rizzoli: Un adulterio, da oggi in libreria. È un racconto di 130 pagine – La scuola cattolica ne aveva 1.300 ed è il secondo romanzo italiano più lungo di sempre – sulla storia di un uomo e una donna, entrambi sposati con altre persone, che a tre settimane dal loro primo incontro trascorrono insieme un weekend da amanti su un’isola. Barbara Stefanelli sul Corriere delinea i protagonisti e la loro relazione fatta di una «beatitudine transitoria»: «una tristezza insuperabile li punge mentre ancora sono gonfi ed estatici. La felicità è a portata di mano, basterebbe stendere il braccio, sporgersi per sentire se c’è».
«Un uomo e una donna. Su un’isola, a fine stagione. Il sole è meno caldo, il mare meno increspato, le spiagge meno affollate, gli hotel e i ristoranti meno azzardati. «Tutto splende». Erri e Clem — quattro lettere per ciascuno nel modo di nominarsi l’uno all’altra — si conoscono da tre settimane e sono sposati con figli: si riservano 48 ore per rinchiudersi in una bolla d’aria e d’amore (d’aria o d’amore?), insieme, da soli. È stato lui a chiamare Clementina soltanto Clem, la prima volta che si sono amati. «Sei proprio bella, Clem». Sarà lei a chiamare Erri per esteso, alla fine del girotondo — «Eraldo» — riconsegnandolo all’araldica medievale. Il nome non è forse la parte più usurata della nostra identità? Tagliarlo/allungarlo, con un’invasione di campo festosa o seria, può scavare uno spazio nuovo nell’ordinarietà e nella conoscenza di sé? Chi saremo diventati, o sapremo di essere, una volta attraversato il mare con un biglietto di andata e ritorno?
Un adulterio. Lo abbiamo vissuto tutti. Fosse anche solo per averlo immaginato ed escluso. Per aver rimpianto di averlo o non averlo fatto. «Mentire, tradire, ingannare, non farsi bastare la vita, perché?». Che cosa ci spinge a conoscere un’altra persona, a cercare noi stessi in un’altra storia, a chiederci se lui è uno qualsiasi, se lei è speciale, se eravamo destinati da sempre e siamo arrivati troppo tardi, o troppo presto, se lui «è l’uomo per me», se lei è l’unica che ti saprà guarire dalla febbre…
Edoardo Albinati torna — dopo La scuola cattolica, un’opera di 1.300 pagine, premio Strega — con Un adulterio (sempre per Rizzoli), una novella di 128, dove quello che accade e ancora può accadere non è mai scontato, dove le ultime pagine sembrano ribaltare le premesse. O forse confermarle, depositandone il senso sotto una luce sfolgorante e tuttavia tagliente, che scompone i pezzi, riduce i corpi a figure geometriche, fa sfarfallare il paesaggio — dentro, fuori — “come dopo aver provato a guardare dritto nel sole»”».
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