(Marijan Murat/picture-alliance/dpa/AP Images)

Non siamo fatti per accettare la realtà

Crediamo solo a quello a cui vogliamo credere, scrive Barry Ritholtz su Bloomberg, e il discorso si applica sia alle posizioni politiche sia al modo in cui investiamo i soldi

Negli Stati Uniti la maggior parte dei Repubblicani – il 74 per cento per essere precisi, secondo un sondaggio di CBS News – ritiene molto probabile o in qualche modo probabile che gli uffici di Donald Trump siano stati messi sotto sorveglianza, nonostante la Casa Bianca non abbia fornito alcuna prova per sostenere l’accusa fatta dall’attuale presidente americano, secondo cui l’ordine di eseguire le intercettazioni sarebbe partito dal suo predecessore Barack Obama.

Adoro dati come questi. Dicono moltissimo sugli esseri umani come specie: come elaboriamo le informazioni, la nostra incapacità di valutare una situazione in modo imparziale, gli onnipresenti errori cognitivi, la difficoltà di trarre anche soltanto una semplice conclusione razionale basata su delle prove. Da questi dati si possono trarre lezioni per gli investitori che vogliono comprendere meglio come funziona la loro mente e come controllare il loro comportamento. Ciascuno dei punti di seguito può essere applicato alle persone che hanno partecipato al sondaggio citato sopra, ma anche a quasi tutti gli investitori.

Per esempio, quando viene messa loro davanti la mancanza di prove delle intercettazioni ai danni di Trump, la reazione delle persone che sostengono l’accusa è: «L’assenza di prove non significa che non sia successo». Come disse una volta il fisico Carl Sagan: «Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie». Crediamo a quello a cui vogliamo credere, indipendentemente dalle prove.

© 2017 – Bloomberg

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