(Express/Getty Images)

La vita difficile di Cary Grant

Uno degli attori hollywoodiani più amati e di successo di sempre, che morì oggi trent'anni fa, veniva da una storia molto drammatica (e da un altro paese)

Di Cary Grant, che morì oggi trent’anni fa, a 82 anni, si possono raccontare i tantissimi film e il successo mondiale che lo ha fatto nominare secondo più grande attore di tutti i tempi – dopo Humphrey Bogart – dall’American Film Institute. Oppure andarseli a vedere, se si fosse un po’ appannata nella memoria la sua grandezza nell’essere un gran figo, di unica raffinatezza ed eleganza, e un imbattibile attore comico da commedie sentimentali o da film in bilico tra il drammatico e la commedia, appunto, come Sciarada, o quelli con Hitchcock. Ma sono cose che quasi tutti sanno. Invece, c’è un pezzo della storia assai meno noto.

Cary Grant era inglese, ed era nato a Bristol, malgrado quasi tutti lo conoscano come americano: si trasferì negli Stati Uniti a 16 anni e prese poi la cittadinanza a 32. Il suo vero nome era Archibald Alexander Leach. Il padre di Cary Grant era un alcoolizzato che lo abbandonò a se stesso e ai suoi nonni molto presto. La madre soffriva di ansie e depressione, aggravate dalla morte precoce del figlio primogenito: il padre la fece ricoverare in una clinica psichiatrica quando Cary Grant aveva 9 anni, raccontandogli prima che sua madre era partita per un viaggio e poi che era morta. Secondo alcuni biografi il padre volle sbarazzarsene per poter convivere con un’altra donna. Cary Grant scoprì che sua madre era viva solo quando suo padre morì, e lui aveva 31 anni: ma la visitò solo tre anni dopo, occupandosi poi di lei nel resto della sua vita. Per molto tempo raccontò di sue difficoltà e inibizioni nei rapporti sociali – lui, Cary Grant – e con le donne, per via del suo tormentato rapporto con i genitori e la loro assenza, e il senso di colpa per la scomparsa di sua madre.
Di fatto orfano e solo, ed espulso dalla scuola, a 14 anni Cary Grant si unì a una compagnia di attori di Bristol che prima lo portò a Londra e quando ne aveva 16 in un tour negli Stati Uniti, e lui ci rimase. Lavorò con diverse compagnie come mimo e attore comico, di vaudeville e di musical.
Cominciò col cinema a 28 anni, nel 1932, e fu allora che cambiò nome: secondo il suo produttore serviva qualcosa “di più americano, tipo Gary Cooper”. Solo in quell’anno recitò in sette film, di cui uno insieme a Marlene Dietrich. Nei cinque successivi ne fece una trentina, e divenne Cary Grant come lo conosciamo. Smise di recitare a 62 anni, e non cambiò più idea.

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