Il muro della Lanterna oggi (©Alba Zari e Sharon Ritossa)

La spiaggia divisa da un muro a Trieste

Si chiama Lanterna o Pedocin ed è considerata l'ultima spiaggia in Europa divisa per sessi

A Trieste, vicino al Molo Fratelli Bandiera, c’è un posto particolare: si chiama Lanterna o Pedocin (è chiamato con entrambi i nomi quasi ovunque) ed è considerato l’ultimo stabilimento balneare in Italia – ma forse anche in Europa – in cui la spiaggia e il mare sono divisi in base ai sessi, metà per gli uomini e metà per le donne.

La Lanterna è un bagno comunale che ha due ingressi: da una parte c’è quello per le donne e i bambini che hanno meno di 12 anni, dall’altra c’è l’ingresso per gli uomini. Entrare costa 1 euro ma si possono anche fare abbonamenti mensili o stagionali. Dentro, la spiaggia è divisa da un muro bianco, alto più di tre metri, che sancisce in modo ancora più netto la divisione, valida anche nelle acque del mare. Per accedere alla sezione del sesso opposto è necessario un permesso speciale.

La storia in breve
La storia della Lanterna è iniziata più di un secolo fa, quando Trieste era ancora sotto il dominio austriaco. Verso la fine dell’Ottocento il comune decise di edificare dei veri e propri bagni in centro città, per evitare di costringere le famiglie a doversi allontanare troppo per andare in spiaggia. Venne così costruito il Pedocin, la cui data di inaugurazione ufficiale risale al 1903, ma secondo molti esisteva già da prima. Inizialmente la spiaggia era divisa da un semplice steccato, che fu poi sostituito da un muro di mattoni. Il muro fu abbattuto una sola volta nel 1959, per essere subito ricostruito qualche metro più in là: se all’inizio infatti la spiaggia era divisa precisamente a metà, dal 1959 in poi venne concesso più spazio alle donne, per la presenza dei bambini e perché erano loro le maggiori frequentatrici della Lanterna. L’ingresso a pagamento fu introdotto nel 1938: i prezzi sono variati negli anni ma sono sempre stati molto bassi, quel tanto che basta per mantenere una doppia spiaggia.

Il nome
Lanterna o Pedocin: i due nomi sono ambivalenti e hanno ognuno le proprie ragioni. “Lanterna” è abbastanza immediato e deriva dall’omonimo faro di Trieste che si trova poco distante dalla spiaggia. “Pedocin” invece ha un’origine più complessa: in dialetto infatti “pedocin” può significare due cose: pidocchio o cozza. Nel primo caso il nome alluderebbe a una storia particolare, quando ai tempi di Francesco Giuseppe I d’Austria la spiaggia veniva chiusa dalle 2 alle 4 del pomeriggio per permettere ai soldati di andare a lavarsi, a “spidocchiarsi” appunto. Nel secondo caso invece si farebbe riferimento ai tempi in cui, nelle acque circostanti alla Lanterna, si coltivavano le cozze. Ma c’è anche chi afferma che “pedocin” sia una storpiatura di “ciodin”, piccolo chiodo, ossia i chiodi a cui si appendono gli abiti prima di entrare in spiaggia.

Il Pedocin oggi
Negli anni è stato più volte proposto l’abbattimento del muro. Nel 1943 il quotidiano di Trieste, Il Piccolo, ne fece una questione economica: per le famiglie meno agiate, infatti, dover pagare l’ingresso era un impedimento e l’unificazione della spiaggia avrebbe potuto portare più persone, quindi ridurre i costi e rendere tutto più comodo. Più avanti si tenne una specie di informale consultazione popolare in città e il risultato fu netto: tutti volevano che il muro restasse su. Nel 2009 il bagno è stato interamente ristrutturato e riportato alle sue sembianze originarie: ora è tutto azzurro e bianco.

Il motivo per cui i triestini sono così tanto legati a questa divisione secondo molti non è quello che si potrebbe immaginare: non è una questione di “bigotteria” (parola che loro stessi usano quando tentano di spiegare perché quel muro è così importante) ma al contrario di libertà. La divisione della spiaggia per sessi – di una sola spiaggia, peraltro, dentro un’offerta generale di spiagge aperte a tutti – sarebbe banalmente una possibilità in più per i bagnanti di fare quello che vogliono.

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