Lo Stato Islamico (o ISIS) ha rivendicato l’attentato alla moschea sciita di al Qadeeh, una città della provincia orientale saudita di Qatif. Nell’attacco suicida – avvenuto durante la preghiera del venerdì – sono rimaste uccise almeno 20 persone, scrive il Guardian, e ci sono stati oltre 50 feriti. Si tratta del primo attentato rivendicato dall’ISIS in Arabia Saudita, paese a larga maggioranza sunnita e accusato in passato di avere sostenuto alcuni gruppi estremisti nella regione del Medio Oriente.
Un portavoce del ministro degli Interni saudita ha detto che l’attentatore suicida si è fatto esplodere all’interno della moschea e ha definito l’operazione un “attentato terrorista”. L’attacco – compiuto dalla “provincia” saudita dell’ISIS – rischia di peggiorare ulteriormente le relazioni tra sunniti e sciiti nella regione del Golfo Persico. La situazione si è aggravata di recente per la guerra in Yemen, dove i ribelli Houthi appoggiati dall’Iran (sciita) stanno combattendo per il controllo dello stato contro le forze fedeli al presidente yemenita appoggiate dall’Arabia Saudita (sunnita).
La provincia orientale saudita di Qatif è legata anche ad altre tensioni interne al paese: è infatti l’unico territorio saudita a maggioranza sciita, dove da molti anni proseguono proteste e sporadiche rivolte contro la casa regnante sunnita per ottenere più diritti e meno discriminazione. Nel 2011, per esempio, la polizia ha arrestato centinaia di persone e un tribunale anti-terrorismo saudita ha deciso di condannare a morte un religioso sciita molto noto, Nimr al Nimr. Nell’Arabia Saudita orientale ci sono anche diversi giacimenti petroliferi molto importanti.
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