Ebrei ultra-ortodossi pregano durante la Pesach a Gerusalemme, 6 aprile 2015. (THOMAS COEX/AFP/Getty Images)

L’altra Pasqua

È quella ebraica che quest'anno cade negli stessi giorni di quella cristiana: foto di preghiere, giostre, pane azzimo cotto al forno, e pane lievitato bruciato in piazza

In questi giorni milioni di cristiani di tutto il mondo stanno festeggiando la Pasqua, la festa più importante per i credenti, che celebra la resurrezione di Cristo. Negli stessi giorni centinaia di migliaia di ebrei festeggiano invece la Pesach, la cosiddetta Pasqua ebraica, che ricorda la notte in cui Dio uccise tutti i primogeniti egiziani durante la schiavitù degli ebrei in Egitto, che poterono così fuggire e riacquistare la libertà. Secondo la Bibbia gli ebrei dipinsero le porte delle proprie case col sangue d’agnello per segnalare a Dio che in quella casa non c’erano primogeniti egiziani da uccidere: per questo si celebra il “passare oltre” di Dio nei confronti delle case degli ebrei.

Come avevamo raccontato spiegando le origini della Pasqua cristiana, nei primi secoli del cristianesimo le due feste venivano celebrate negli stessi giorni, fino a quando al Concilio di Nicea del 325 d.C. gli esponenti delle varie comunità cristiane decisero di distinguerle ulteriormente. La Pesach continuò a essere festeggiata il 14esimo giorno del mese ebraico di Nisan (a cavallo tra marzo e aprile), che corrisponde al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. La Pasqua venne invece spostata alla domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio: si tratta di una data variabile ogni anno, e compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. A volte capita comunque che Pasqua e Pesach si festeggino quasi nello stesso giorno: è il caso del 2015, in cui sono cadute rispettivamente il 5 e il 4 aprile.

Il festeggiamenti per Pesach durano sette giorni, il più importante dei quali è la cena di seder: si tiene il 15esimo giorno di Nisan ed è fatta di riti e preghiere piuttosto rigidi e complicati. Anche le preparazioni per la festa sono molte e laboriose: giorni prima gli ebrei più osservanti raccolgono l’acqua da una sorgente per preparare il metztoth, il pane azzimo, e bruciano tutti i cibi lievitati presenti in casa. Nei giorni successivi continuano le preghiere, tra cui quella che del Dukhanen: circa 50 mila fedeli pregano davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme e ricevono la benedizione dei kohanim, i sacerdoti del Tempio che si crede discendano da Aronne, il fratello di Mosé. Le foto di questi giorni mostrano anche momenti più rilassati e gioiosi: bambini alle giostre, una colona che fa giocare il suo bambino con un asino e ragazzine che si fanno un selfie, tra quel che resta delle basi militari.

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