An Iditarod musher makes their way from Galena, Alaska to the new checkpoint of Huslia during the Iditarod Trail Sled Dog Race on Thursday, March 12, 2015. A lack of snow in southcentral Alaska forced race organizers to move the race north. (AP Photo/Alaska Dispatch News, Loren Holmes)

Belle foto dall’Iditarod

Paesaggi spettacolari, molto freddo ma poca neve, nella leggendaria corsa dei cani da slitta che si sta tenendo in Alaska

L’Iditarod è una leggendaria corsa per cani da slitta che si corre ogni anno dal 1967, in Alaska. La gara è lunga 1800 chilometri e si corre tradizionalmente tra Anchorage, la città più grande dello stato, e Nome, un posto di tremila abitanti, sul mare di Bering. A causa dell’assenza di neve, l’edizione di quest’anno è iniziata il 9 marzo a Fairbanks, circa 250 chilometri a nord di Anchorage, e si concluderà fra cinque giorni. Alla corsa partecipano circa 80 musher (guidatori di slitta) che possono guidare fino a 16 cani per slitta. Al momento è in testa la 44enne musher Aliy Zirkle, che è arrivata seconda nelle tre ultime edizioni dell’Iditarod.

I partecipanti all’Iditarod corrono in condizioni estreme: la zona attraversata dalla gara è completamente deserta e praticamente impraticabile con mezzi diversi dalle slitte, il vento freddo può raggiungere temperature di -70 gradi e sul percorso si possono incontrare lupi, alci e orsi. Fra i partecipanti è comune soffrire di allucinazioni a causa del freddo e della deprivazione di sonno. All’Iditarod vince chi arriva primo e ciascuno può seguire il tracciato che ritiene più opportuno: lungo il percorso, comunque, ci sono 27 checkpoint dove i concorrenti sono obbligati a passare per firmare un registro. Sono anche previste delle pause obbligatorie da 8 e 24 ore.

Per alcuni l’Iditarod è ispirata all’impresa del cane Balto e del guidatore di slitta Leonhard Seppala – resa famosa da un film d’animazione del 1995 – che nel 1925 organizzò una staffetta lungo la via dell’Iditarod per trasportare dei medicinali necessari per contrastare un’epidemia difterite a Nome. Per altri è soltanto un modo per celebrare la tradizione di un mezzo di trasporto che ha perso la propria centralità dopo il diffondersi di motoslitte, gatti delle nevi e altri mezzi a motore. Sin dagli anni Ottanta gli animalisti criticano l’Iditarod per le condizioni a cui sono sottoposti i cani da slitta: di recente il percorso della gara è stato però attrezzato con diversi centri di assistenza veterinaria e l’eventualità che un cane muoia è ormai molto bassa.

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