Tomas Berdych of the Czech Republic is silhouetted as he gets a towel form a ball boy during his quarterfinal against David Ferrer of Spain at the Australian Open tennis championship in Melbourne, Australia, Tuesday, Jan. 21, 2014. (AP Photo/Aijaz Rahi)

I tennisti e l’asciugamano

È diventato, secondo il New York Times, un protagonista del tennis contemporaneo: non solo perché asciuga

Sono in corso gli US Open di tennis e il New York Times ha pubblicato un articolo in cui si occupa di quello che è ormai diventato un nuovo protagonista nelle partite di tennis: l’asciugamano, «un’arma fatta al cento per cento di cotone». Come avrà notato chiunque abbia seguito una partita di tennis negli ultimi anni, è diventata abitudine diffusa tra i tennisti usare l’asciugamano con grande frequenza alla fine di quasi ogni punto. Ogni giocatore ha la sua routine: alcuni se lo passano velocemente sul viso, altri si asciugano con più forza, «poi c’è Nadal, che brandisce l’asciugamano con lo stesso fervore con cui fa quasi tutto il resto: con la mano sinistra se lo passa sulla faccia, poi dietro l’orecchio, poi ripete l’operazione dall’altra parte»; alcuni se lo vanno a prendere, altri fanno un segno con la mano per farselo passare.

In un momento in cui molti organizzatori di eventi sportivi cercano di rendere le partite più corte e fruibili dal pubblico, le lungaggini comportate dalle pause asciugamano nelle partite di tennis hanno cominciato a infastidire alcuni spettatori. L’ex campione di tennis John Newcombe, ora commentatore televisivo, durante l’ultimo torneo di Wimbledon ha detto una cosa come «Possiamo piantarla con l’asciugamano, per favore? Colpiscono una pallina e vanno ad asciugarsi», e Stefan Edberg, vincitore di 6 tornei del grande Slam, ha detto che anche lui a volte aveva bisogno dell’asciugamano, ma che era un giocatore veloce e che correva molto per giocare con la tattica del serve and volley.  Fatte queste considerazioni, e notando il cospicuo uso che i giocatori fanno dell’asciugamano, il New York Times si è allora chiesto: ma davvero i giocatori sudano così tanto? Davvero hanno bisogno di asciugarsi la fronte dopo ogni punto? O c’è dell’altro?

Ha osservato il commentatore televisivo Justin Gimelstob che ci sono spesso buone ragioni per doversi asciugare mentre si gioca: «Lo sport è cambiato, è più fisico e gli scambi sono più lunghi. In estate, provateci voi a servire contro Djokovic quando state grondando sudore dal cappello, dalla maglietta, dalle scarpe e dai pantaloncini». Tuttavia, è stato notato da molti, i giocatori ricorrono all’asciugamano anche quando non fa davvero caldo, cosa che rafforza la convinzione che l’espediente venga a volte usato come per guadagnare qualche secondo di pausa tra un punto e l’altro. Se durante una partita giocata a New York è quasi impossibile continuare a giocare se non ci si asciuga spesso il sudore, lo stesso non si può dire di una partita giocata a Wimbledon, non il posto più caldo del mondo. Durante una recente partita a Toronto, per fare un esempio, nel terzo set e dopo una sola palla colpita (un servizio andato a punto), Novak Djokovic si è fermato e ha chiesto l’asciugamano all’assistente a bordo campo.

Roger Federer, parlando della frequenza con cui usa l’asciugamano durante le partite, ha detto che per alcuni giocatori è «una coperta di Linus» e che anche lui l’ha utilizzata come una strategia diversiva per trovare un momento di calma, per non urlare o non lanciare per terra la racchetta. Andy Murray, il tennista inglese, ha spiegato invece che secondo lui il frequente uso dell’asciugamano è giustificato dalla peculiarità del tennis, sport in cui bisogna giocare per diverse ore e senza l’aiuto dei compagni che possono concederti un momento per riprendere fiato, ma ha ammesso che durante un recente incontro con il 19enne Nick Kyrgios, le pause lo aiutavano a mantenere il suo ritmo costante.

Alexis Castorri, una psicologa dello sport che ha lavorato con molti tennisti professionisti, ha spiegato che cerca di insegnare ai suoi clienti a usare almeno una parte dei 20 o 25 secondi di pausa che per regolamento sono concessi tra un punto e l’altro per fare qualcosa, qualsiasi cosa: «Io non dico di usare l’asciugamano, ma se è quello che scegli di fare, fallo. La questione è ciò che stai facendo con la tua testa in quei secondi». Secondo Castorri, dunque, l’uso dell’asciugamano non è diverso dallo “high five” che si danno i giocatori di basket dopo un tiro, anche sbagliato, o dai tick fisici e dalle routine che molti golfisti ostentano prima di ogni colpo. Sono delle buone tattiche psicologiche, e dovremo abituarci a vederle usate sempre più spesso, probabilmente.

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