Sabato 16 agosto Alexander Zakharchenko, primo ministro dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, nell’Ucraina orientale, ha annunciato con un video su YouTube che un convoglio formato da 150 veicoli e 1.200 uomini sta per entrare dalla Russia nelle aree dell’Ucraina orientale controllate dai ribelli. Il convoglio sarebbe composto da trenta carri armati e circa un centinaio di veicoli corazzati per il trasporto truppe. Gli uomini che lo accompagnano, ha detto Zakharchenko, si sono addestrati per quattro mesi in Russia e ora sono pronti a combattere per difendere la repubblica di Donetsk.
Si tratta di una messaggio piuttosto sorprendente, visto che la Russia ha sempre negato di fornire armi, uomini ed equipaggiamenti ai ribelli filo-russi (anche se negli ultimi mesi la versione russa è già stata smentita da video, testimonianze e fotografie). Il giorno prima, il 15 agosto, il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva detto che parte di un convoglio di mezzi militari russi – cioè con targhe e insegne dell’esercito russo – era stato attaccato e parzialmente distrutto dall’artiglieria ucraina. Due giornalisti britannici hanno assistito all’attraversamento del confine.
La Russia ha negato di aver inviato qualunque tipo di mezzo oltre il confine e ha definito la dichiarazione del governo ucraino «una fantasia». I ministri degli Esteri dell’Unione Europea, dopo una riunione il 15 agosto, hanno condannato ogni tipo di iniziativa unilaterale da parte della Russia in Ucraina (nella stessa riunione si è anche deciso di inviare armi ai miliziani curdi in Iraq). La dichiarazione dei ministri europei includeva anche le azioni “umanitarie” se compiute in maniera unilaterale.
I ministeri si riferivano ai misteriosi 300 camion bianchi che secondo il governo russo sono carichi di aiuti umanitari e che da martedì stanno cercando di entrare in Ucraina. Si tratta di uno degli episodi più bizzarri di questa lunga crisi: lunedì sera il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’invio in Ucraina orientale di un convoglio di aiuti umanitari in accordo con lo stesso governo ucraino e con la Croce Rossa Internazionale. Quasi immediatamente è divenuto chiaro che si trattava di un’iniziativa unilaterale russa e che né il governo di Kiev né la Croce Rossa erano a conoscenza dei dettagli dell’operazione.
I camion sono partiti dalla regione di Mosca martedì mattina e hanno raggiunto il confine con l’Ucraina mercoledì, dopo aver viaggiato per circa una giornata e molto lentamente. Fino ad ora, però, il convoglio non è riuscito ad oltrepassare il confine. Il governo ucraino ha dichiarato che ne permetterà l’entrata soltanto se i camion saranno accompagnati da ispettori della Croce Rossa. A sua volta la Croce Rossa ha dichiarato che invierà i suoi uomini a bordo del convoglio soltanto quando avrà ricevuto dal governo russo informazioni sul contenuto dei camion e sul loro itinerario.
A questo proposito, il 15 agosto, alcuni giornalisti occidentali hanno ispezionato alcuni di questi camion bianchi. All’interno hanno trovato soltanto aiuti umanitari, come sacchi a pelo e cibo. Altri camion sono risultati mezzi vuoti. Fino a qualche giorno fa, inoltre, sembrava che i camion fossero diretti verso la regione di Luhansk, dove i ribelli controllano ancora alcuni posti di confine con la Russia. Attraversando uno di questi passaggi, i camion bianchi avrebbero potuto consegnare il loro carico nell’Ucraina orientale senza dover passare dai posti di confine controllati dall’esercito ucraino. A quanto pare, però, il convoglio non ha oltrepassato il confine in nessun punto e si trova ancora in Russia: la situazione è che al momento nessuno sa esattamente perché la Croce Rossa non abbia ancora ricevuto tutti i dettagli sul convoglio, quale sia lo scopo della “missione umanitaria” e dove siano davvero diretti i camion.
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