Mercoledì 30 luglio un’enorme frana ha colpito Malin, un piccolo villaggio del distretto di Pune (stato del Maharashtra), nell’India occidentale. La frana ha travolto almeno una quarantina di case: circa 150 persone sono rimaste seppellite sotto il fango e le macerie. I soccorsi sono arrivati a Malin tra molte difficoltà causate dalle forti piogge – che andavano avanti da diversi giorni e che potrebbero avere provocato la frana – e dallo stato piuttosto disastrato delle strade che collegano Malin alle città vicine. Dopo oltre un giorno di ricerche, i soccorritori hanno estratto vive 8 persone, mentre altre 30 sono state trovate morte.
Le ricerche sono ancora rallentate dalle piogge copiose, e più passano le ore e più si riducono le possibilità di estrarre vive dalle macerie altre persone. Il comandante regionale della National Disaster Response Force ha detto ad Agence France Presse: «I miracoli accadono, continuiamo a cercare, ma con queste condizioni è molto, molto sconfortante».
Le autorità locali hanno spiegato che i danni causati dalla frana sono stati scoperti solo quando un autobus che solitamente transita nella zona ha visto il villaggio di Malin completamente sommerso dal fango e dalla terra. Il primo ministro indiano Nerendra Modi ha descritto l’accaduto come “doloroso”. Giovedì un ministro del suo governo, Rajnath Singh, è arrivato a Pune per valutare la situazione.
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