(Chris McGrath/Getty Images)

Una fabbrica di cibo finto

Un reportage fotografico da una fabbrica giapponese che produce cibo di plastica – fantastico e costoso – che poi viene esposto fuori dai negozi

L’agenzia fotografica Getty ha mandato il fotografo Chris McGrath in una fabbrica di Yokohama, in Giappone, dove l’azienda Iwasaki dal 1932 produce cibi finti per ristoranti e supermercati: una pratica piuttosto comune in Giappone, dove i cibi finti vengono esposti fuori dai negozi. La pratica di produrre cibo finto ed esporlo fuori dai ristoranti è iniziata circa un centinaio di anni fa ed era un modo che i giapponesi avevano trovato per rendere i loro menù più comprensibili agli stranieri che sempre di più visitavano il paese. Inizialmente il cibo finto – sampuru, in giapponese – veniva prodotto con la cera: ora viene invece usata la plastica.

Il processo di produzione del sampuru è ancora in gran parte di tipo artigianale. Si inizia di solito da una porzione di cibo vero, quella che si vuole replicare, e se ne fa un calco versandoci sopra del silicone liquido. Quando il silicone si solidifica, si toglie il cibo dal suo interno e nel calco viene colata la plastica che a sua volta va fatta solidificare: di solito il calco pieno di plastica viene messo in un forno per circa 30 minuti. I modellini di plastica, infine, vengono rifiniti nei dettagli e verniciati a mano con vernice a base d’olio. Siccome il sampuru è prodotto su ordinazione dei ristoratori, che inviano le porzioni di cibo vero da replicare, per ogni ordine il procedimento ricomincia dall’inizio. Per questo il cibo finto è anche piuttosto caro: i piatti più complessi possono costare fino a 200 euro. La Iwasaki è una delle maggiori aziende produttrici di cibi finti nel Giappone: fornisce circa 20mila locali e produce circa 27mila prodotti all’anno.

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