Putin vuole mandare soldati in Ucraina

Lo ha chiesto al parlamento russo, che ha approvato all'unanimità: Turchynov ha allertato le forze armate ucraine, sabato sera si è riunito il Consiglio di sicurezza dell'ONU

20.40 – Durante una conferenza stampa tenuta sabato sera, il presidente ad interim dell’Ucraina, Olexander Turchynov, ha annunciato che le forze armate ucraine sono in “stato di massima allerta” pronte a difendere la sovranità del paese di fronte alle minacce russe. Turchynov ha aggiunto di avere rafforzato la sicurezza ad alcune infrastrutture chiave, tra cui gli aeroporti, e ha invitato la popolazione alla calma.

18.00 – Dopo la richiesta di Putin alla Camera alta del parlamento russo riguardo all’uso di truppe russe in Ucraina, il presidente ucraino ad interim, Oleksander Turchinov, ha convocato d’emergenza il suo consiglio sulla sicurezza (organo statale con funzioni consultive). Vitali Klitschko – ex campione di boxe, capo del partito liberale di centrodestra Udar e uno dei leader più importanti delle proteste di piazza Indipendenza – ha chiesto al parlamento di mobilitare l’esercito in risposta alle azioni russe.

Oltre ad approvare l’uso dei soldati russi in Ucraina, la camera alta del parlamento russo ha chiesto a Putin di richiamare l’ambasciatore russo a Washington. Intanto l’Unione Europea ha fatto sapere di avere convocato per lunedì una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri, mentre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU terrà una riunione sulla crisi ucraina oggi alle 20 ora italiana.

Intanto stanno andando avanti le proteste di manifestanti pro-Russia in altre città dell’est e del sud dell’Ucraina. A Kharkov, la città ucraina orientale in cui si rifugiò Yanukovych dopo avere lasciato Kiev dieci giorni fa, ci sono stati diversi scontri tra gruppi pro-russi e gruppi pro-ucraini. Su Twitter girano diverse foto di manifestanti filo-russi che sarebbero riusciti a issare alcune bandiere russe su almeno un palazzo del governo a Kharkov (non ci sono conferme indipendenti però).

 

15.10 – Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto alla Camera alta un’autorizzazione per schierare truppe sul territorio ucraino con lo scopo di proteggere i cittadini russi e le basi militari che si trovano nel paese (qui potete trovare il comunicato stampa originale della presidenza russa). Diversi commentatori hanno notato che la richiesta parla di “schierare truppe in Ucraina”, quindi non soltanto nella repubblica autonoma di Crimea. Poco dopo il parlamento ha approvato la richiesta all’unanimità.

«Considerata la situazione straordinaria dell’Ucraina, che minaccia le vite dei cittadini della Federazione Russa, nostri compatrioti, del personale del contingente militare delle Forze Armate della Federazione Russa stabilite sul territorio dell’Ucraina (Repubblica Autonoma di Crimea) sulla base dell’accordo internazionale, al paragrafo “d” Parte 1 dell’Articolo 102 della Costituzione della Federazione Russa, faccio richiesta al Consiglio Federale [Camera alta, ndr] dell’Assemblea Federale [parlamento, ndr] per l’uso delle Forze Armate della Federazione Russa nel territorio dell’Ucraina fino alla normalizzazione della situazione politica in questo paese»

Aggiornamento, ore 14.40 – Nelle ultime ore ci sono state diverse manifestazioni e scontri nella parte orientale dell’Ucraina, un’area vicina geograficamente e politicamente alla Russia. A Donetsk, una città considerata la “roccaforte” dell’ex presidente Yanukovich, circa 7 mila persone hanno manifestato contro il governo centrale di Kiev sventolando bandiere russe e hanno cercato, senza successo, di occupare i palazzi del governo regionale. Manifestazioni simili sono avvenute anche a Kharkov, la seconda città del paese dopo Kiev, e a Mariupol.

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Sabato 1 marzo Sergiy Aksyonov, il nuovo primo ministro della Repubblica autonoma della Crimea, in Ucraina, ha chiesto a Vladimir Putin con un messaggio televisivo di intervenire per ripristinare “l’ordine e la calma” nella regione. Pochi minuti dopo, tutte le principali agenzie di informazione russe hanno riportato una fonte all’interno del governo russo, secondo cui Putin “non ignorerà la richiesta”. Aksynov ha anche annunciato di aver spostato il referendum sull’autonomia della Crimea dal 25 maggio al 30 marzo.

Al momento la situazione in Crimea è ancora molto confusa. Il governo locale ha dichiarato di non riconoscere il governo di Kiev (che a sua volta non ha riconosciuto il nuovo governo locale) e di aver preso il controllo di tutte le forze di sicurezza e delle forze armate presenti nella regione. I principali aeroporti della Crimea – quello internazionale della capitale, Simferopoli, e quello più piccolo nella città costiera di Sebastopoli – sono occupati da venerdì 28 febbraio da uomini armati con uniformi ed equipaggiamenti militari, ma senza alcuna insegna identificativa. Lo spazio aereo sopra la Crimea è stato chiuso e i voli diretti nella regione sono stati cancellati.

In tutta la regione, e in particolare sulle strade che portano dall’Ucraina alla Crimea (che è una penisola, collegata alla terraferma da una sottile striscia di terra) ci sono posti di blocco, sorvegliati da gruppi molto eterogenei: miliziani in abiti civili che si definiscono “filo-russi”, ex-poliziotti Berkut (i corpi speciali responsabili della repressioni a Kiev nelle scorse settimane, sciolti questa settimana dal nuovo governo ucraino) e bande di motociclisti russi (i “Lupi della notte”, un gruppo molto vicino al presidente Putin che ha dichiarato di essere arrivato in Crimea per “portare aiuti umanitari”).

Ci sono moltissime notizie della presenza di soldati e mezzi blindati russi in tutta la regione, ma le conferme, i video e le fotografie che ritraggono militari russi sono ancora molto pochi. La principale società telefonica ucraina ha annunciato che le comunicazioni con la Crimea sono state interrotte e che uomini armati hanno occupato la sede locale della società. Venerdì sera il presidente dell’Ucraina Olexander Turchynov ha fatto un discorso piuttosto prudente. Non ha utilizzato il termine “invasione”, ma ha chiesto alla Russia di “cessare le provocazioni”. Ha anche detto che la Russia sta cercando di mettere in atto uno scenario come quello della Abcazia (una regione della Georgia occupata in seguito a una breve guerra nel 2008), cioè cercare di provocare una reazione armata dell’esercito ucraino per poter occupare la regione.

Altri membri del governo ucraino sono stati più diretti e hanno definito le mosse russe un’aggressione, dichiarando che nella penisola sono già presenti circa 2.000 soldati russi. Fino ad ora la Russia ha smentito qualunque coinvolgimento militare diretto nella penisola. La sera di venerdì 28 febbraio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di essere “molto preoccupato” per la situazione in Crimea e che un intervento militare russo “avrà dei costi”.

La Crimea
La situazione è ancora molto confusa e sembra che tutte le parti stiano agendo con una certa circospezione. A parte le dichiarazioni del governo russo citate dalle principali agenzie di stampa russe (molte delle quali considerate vicine al governo), Vladimir Putin non ha ancora fatto nessuna dichiarazione ufficiale.

Per capire la situazione è importante farsi un’idea di che cos’è la Crimea. Si tratta di una penisola che si trova sul Mar Nero ed è abitata da circa 2 milioni di persone. È considerata una delle regioni più filo-russe del paese e nel 2009 la sua popolazione ha votato in maniera massiccia per Viktor Yanukovich, il presidente deposto dalla rivolta degli ultimi mesi (qui sotto potete vedere un’infografica molto chiara del Wall Street Journal).

Una grossa fetta della popolazione della Crimea è di lingua russa, addirittura la maggioranza secondo l’ultimo censimento fatto nel 2001 (anche se è probabile che da allora questa percentuale sia scesa). Gli altri abitanti della regione sono di lingua ucraina oppure sono musulmani tatari (circa il 15 per cento). Soprattutto questi ultimi, deportati in massa da Stalin e tornati nella zona solo negli ultimi vent’anni, sono considerati particolarmente ostili all’idea di un’annessione della Crimea alla Russia. La Crimea è una repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina e il suo governo gode di una certa autonomia nei confronti del governo centrale di Kiev.

A Sebastopoli, una delle città più importanti della regione, è anche presente una importante base navale della marina russa. Gli accordi con cui l’Ucraina ha concesso questa base alla Russia consentono alla marina di stazionare fino a 30 mila uomini – anche se si ritiene che siano molti meno e che il personale combattente non sia superiore ai 2 mila soldati (gli altri sarebbero marinai, meccanici, addetti alla logistica). In Crimea sono presenti pochissimi militari dell’esercito ucraino e le principali basi militari del governo di Kiev si trovano sulla terraferma, a diverse centinaia di chilometri di distanza.

Cosa è successo fino adesso
Da quando, la scorsa settimana, il presidente Yanukovich è fuggito dal paese e a Kiev si è insediato un governo provvisorio, l’attenzione dei media internazionali si è concentrata sulla Crimea. In questa regione era più probabile che si sviluppasse un qualche movimento indipendentista, a causa della sua posizione geografica, della presenza di un’importante base militare russa e della composizione della sua popolazione.

La situazione è cominciata a peggiorare giovedì 27 febbraio, quando un gruppo di uomini armati ha occupato la sede del parlamento locale e del governo a Simferopoli e ha innalzato la bandiera russa sopra l’edificio. Poche ore dopo il governo è stato sfiduciato e sostituito. Il nuovo primo ministro Sergiy Aksyonov, quello che la mattina di sabato ha chiesto a Putin di intervenire, è considerato un filo-russo ostile al nuovo governo di Kiev.

Il passo successivo della crisi è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, quando gruppi di uomini armati hanno occupato gli aeroporti di Simferopoli e Sebastopoli. A quanto pare, questi miliziani o soldati presidiano ancora gli aeroporti e dalla mattina di sabato sorvegliano anche gli edifici governativi e, secondo alcune notizie non confermate, anche le sedi delle televisioni locali (qui potete leggere la cronaca della giornata raccontata da BBC).

Ci sono ancora molte incertezze su chi siano esattamente questi uomini. Indossano tutti uniformi di tipo militare e hanno armi pesanti, comprese mitragliatrici e missili anticarro. Anche se sembrano uomini con addestramento militare, piuttosto che miliziani improvvisati, non hanno alcun tipo di insegne e le loro uniformi sono piuttosto diverse le une dalle altre. Il giornalista Josh Rogin ha scritto sul Daily Beast che probabilmente si tratta di contractor russi, cioè mercenari.

Nel corso della giornata di venerdì sono arrivate diverse notizie della presenza di soldati russi veri e propri nella regione, ma ci sono state poche conferme. Diversi giornalisti hanno fotografato una colonna di blindati e camion russi (identificati grazie alle bandiere dipinte sugli scafi) sulla strada tra Sebastopoli – dove ha sede la base della marina russa – e Simferopoli. Non è chiaro dove si trovi questa colonna, che è stata fotografata ferma sul ciglio della strada apparentemente a causa del guasto di alcuni mezzi. Nelle ultime foto disponibili, scattate durante la notte tra venerdì e sabato, i blindati sono arrivati a pochi chilometri da Simferopoli (che si trova a un’ora circa di strada da Sebastopoli).

Nella mattina di venerdì alcuni videoamatori hanno ripreso uno stormo di undici elicotteri da combattimento diretti verso l’aeroporto di Sebastopoli. Non è chiaro a chi appartenessero, anche se poche ore dopo la pubblicazione del video la guardia di frontiera ucraina ha dichiarato che lo spazio aereo ucraino era stato violato da una decina di velivoli. Sempre la guardia di frontiera ha detto che la dogana di Balaklava, una città costiera vicino a Sebastapoli, era stata circondata da una trentina di militari della marina russa. Tra le altre numerose notizie non confermate c’è anche quella dell’arrivo all’aeroporto di Sebastopoli di numerosi aerei da trasporto militari russi.

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